Big Brother Barak e le intercettazioni italiane
E’ l’annus horribilis di Barak Obama, non ci sono dubbi. Prima lo schiaffo siriano ricevuto da Putin, poi l’assurdo braccio di ferro con le frange oltranziste dei repubblicani e il relativo shut down, adesso il Datagate. Intercettato il traffico telefonico e telematico di decine di paesi,con spiate sistematiche accertate tra le altre in Francia e in Germania, addirittura l’accusa da Berlino di aver intercettato il cellulare della Merkel.
Il Presidente Obama, che dopo diversi anni annovera ancora come principale successo il fatto di non essere Bush, costretto a telefonare ai capi di stato per scusarsi e smentire, come un cleptomane imbarazzato colto sul fatto. A dirla tutta, la notizia sconvolgente non è che gli americani abbiano intercettato mezzo mondo, è che si siano fatti scoprire come polli. Ognuna delle recenti vicissitudini del Presidente lascia pensare a una potenza che si crede ancora politicamente egemone senza riuscire più ad esserlo, neppure dopo aver prodotto quella leadership del ‘cambiamento’ che avrebbe dovuto far dimenticare la perdita di credibilità e i ripetuti fallimenti collezionati sotto la presidenza Bush. Cambia il mondo, ma nel mondo nuovo in cui si può spiare chiunque e chiunque può essere spiato, sembra molto più visionario Julien Assange che Barak Obama.
In Francia e in Germania le carte dello scandalo Datagate sono già in tavola mentre in Italia come sempre la questione è più confusa. D’Alema si è affrettato a smentire di aver mai concesso agli americani il permesso di intercettare gli italiani, purtroppo il lancio di agenzia si ferma qui e non è dato sapere se gli americani la richiesta l’abbiano avanzata. Stucchi, l’attuale presidente del Copasir, prima accenna a improbabili ‘filtri’ americani che impediscono agli i stessi yankee di intercettarci (autofiltri messi lì per non cadere in tentazione verso l’amico mangiaspaghetti), poi sostiene che non ci siano prove che il Datagate riguardi anche le comunicazioni italiane. Si direbbe che oltreoceano abbiano intercettato Germania, Spagna, Austria e Francia eppure non l’Italia: c’è quasi da rimanerci male. Più interessanti le dichiarazioni di Claudio Fava, membro del Copasir e deputato di SEL, secondo il quale non soltanto in Italia le intercettazioni avvenivano ma i Servizi Segreti ne erano a conoscenza. Neppure negli altri paesi si è giunti a ipotizzare una complicità dei servizi locali, cosa gravissima sia che la Presidenza del Consiglio ne fosse a conoscenza, sia che non lo sapesse. Nel secondo caso avremmo dei servizi fedeli a un paese straniero, seppur alleato, nel secondo caso lo scandalo si allargherebbe ai vertici delle istituzioni. Su questa vicenda non si può restare nella nebbia, è necessario andare fino in fondo, anche perché diverse soffiate e fughe di notizie, in Italia e all’estero, potrebbero avere una nuova possibile fonte, dunque un manovratore esterno. Il possesso delle informazioni è un arma, nessuno rischia tanto per procurarsela senza poi farne uso o rivenderla a sua volta in cambio d’altro.
Riguardo al coinvolgimento dei servizi chissà se a qualcuno è venuto in mente il Segreto di Stato apposto dal governo Berlusconi IV allo scandalo SISMI-Telecom, nel quale ricordiamo ci furono già gigantesche violazioni della privacy degli italiani e almeno un morto, dicono, suicidato. Rilette a qualche anno di distanza le motivazioni della secretazione suonano in modo diverso e le si scopre piene di riferimenti ad agenti esterni e ai rapporti coi servizi segreti stranieri (qual è ad esempio la NSA). Citiamo da Wikipedia sule motivazioni del Segreto di Stato:
“argomenti riguardanti rapporti tra servizi di informazioni italiani e stranieri; assetti organizzativi del Sismi e qualifiche e incarichi ricoperti dai suoi dirigenti; rapporti di dipendenti del Sismi con soggetti esterni al servizio stesso; ordini e direttive interni riguardanti rapporti con soggetti esterni; profili attinenti modalità ed obiettivi operativi; contenuto dei rapporti con informatori e criteri di gestione degli stessi”, ossia le “relazioni internazionali tra servizi di informazione e gli ‘interna corporis‘ degli organismi informativi”, lo svelamento dei quali “potrebbe da un lato minare la credibilità degli organismi informativi nei rapporti con le strutture collegate, dall’altro pregiudicarne la capacità ed efficienza operativa con grave nocumento per gli interessi dello Stato”
Se davvero Echelon non era una teoria del complotto, allora anche voi, mentre leggevate questo articolo, siete stati registrati e catalogati.