Porta Pia resta vuota senza risposte da parte di Lupi

Il diritto alla casa dovrebbe essere irriducibile eppure rispetto a esso il ministro Lupi si è mostrato sordo. Abbandonati nell’indifferenza, dopo l’incontro con il ministro i manifestanti di Occupy Porta Pia hanno sciolto l’accampamento ma promettono di tornare presto a farsi sentire.

Sono passati tre giorni e due notti da quando le anime del corteo del 19 ottobre a Roma per il diritto all’abitare hanno deciso di fermarsi a Porta Pia, sotto la sede del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per portare le loro richieste all’attenzione del ministro Lupi. Resistenza e forza d’animo hanno fatto sì che si volasse sopra alla disperazione e al disagio con la leggerezza del canto collettivo e con la determinazione dei tamburi battenti di sottofondo. Il ritmo e le parole che insieme agli occupanti hanno riempito in questi giorni la piazza raccontavano di un’uguaglianza sospirata, di una rabbia organizzata, di un desiderio non più rimandabile di lottare per i propri diritti. Sugli striscioni si legge scritto “Basta sfratti” e un canto dolente e risentito intona «Non si può pagare mille euro al mese, per questo le case ce le siamo prese».

I movimenti per la casa hanno portato all’attenzione del ministro Lupi delle richieste condensate in dieci punti, focalizzati sul blocco generalizzato degli sfratti, compresi quelli per morosità incolpevole, sulla vendita del patrimonio pubblico e su un piano straordinario per l’edilizia residenziale pubblica. A presentare le proposte al ministro una delegazione di sette attivisti, tra cui l’ex consigliere comunale Sel Andrea Alzetta e un rifugiato politico eritreo a Roma dal 2005. Al vertice hanno partecipato anche il sindaco Ignazio Marino e il suo vice, Luigi Nieri, ma il risultato è stato un nulla di fatto: il ministro non ha dato alcuna risposta concreta o rassicurazione ma si è limitato a commentare al termine dell’incontro: «La proroga degli sfratti è una risposta vecchia a un problema che dobbiamo affrontare con radicalità in modo diverso. Il governo nel decreto casa ha affrontato una parte dei problemi». Il sindaco dal canto suo ha riferito: «Ho proposto un blocco degli sfratti fino a quando i comuni non saranno in grado di offrire alternative. Il ministro ha detto che affronterà i problemi al tavolo Governo-Regioni-Comuni il 31 ottobre. Questo deve essere un percorso svolto con urgenza perché l’emergenza casa è ormai arrivata a livelli insopportabili: a Roma ci sono oltre settemila sfratti all’anno». Che si tratti di un emergenza i manifestanti lo sanno bene e sulla propria pelle, e dunque non hanno gradito la non risposta di Lupi e hanno espresso la delusione allontanando anche il sindaco dalla loro assemblea post vertice.

In piazza si sente il peso del mancato ascolto. Il megafono che gridava: «Vogliamo una risposta altrimenti non ce ne andiamo da qui» affievolisce la sua voce fino a spegnerla, ma è solo un arrivederci. Si decide che venerdì saranno tutti a Firenze per la conferenza Anci e il 31 ottobre di nuovo a Roma per la conferenza Stato-Regioni-Comuni e per ripartire con un nuovo assedio. Alle 22:30 gli accampati hanno con mestizia smontato le tende, sotto il peso della consapevolezza che molti di loro una casa vera dove tornare non ce l’hanno ancora.

di Francesca De Leonardis

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