Emilio Greco: Roma celebra il maestro del ‘900
L’ 11 ottobre 1913 nasceva a Catania Emilio Greco. Nel centenario della sua morte Roma, Catania e Londra celebrano con un ricco programma di eventi il poeta e artista siciliano che Picasso stesso definì “il più grande disegnatore d’Europa”.
Leggendo la biografia del maestro catanese sembra di tornare indietro nei secoli, precisamente alle vite dei più illustri scultori di un tempo, da Nicola Pisano a Donatello a Michelangelo. Come nella migliore tradizione, infatti, la sua attività si giostra tra committenze sacre e profane, seminando sul territorio alcune delle sculture simbolo della sua epoca, il pieno ‘900. Sua è la deliziosa scultura Pinocchio e la Fata, in esposizione permanente dal 1956 nel paese di Collodi, sue le porte bronzee del Duomo di Orvieto, finalmente forgiate per la facciata gotica dopo secoli di controversie. Le sue opere figurano nei principali musei del mondo, tra cui l’ Hermitage di San Pietroburgo e il Pushkin di Mosca. Il Museo di Hakone in Giappone gli ha dedicato una zona chiamata Greco Garden. Roma ospita in San Pietro da ormai trent’anni il suo Monumento a Papa Giovanni XXIII e oggi intende celebrare il maestro con due esposizioni contemporanee. Dal 16 ottobre al 12 gennaio nove sculture monumentali di Greco ed una selezione di circa trenta disegni saranno ospitati a Palazzo Braschi, mentre i Musei di San Salvatore in Lauro accoglieranno alcune delle incisioni più significative della sua carriera. L’evento è promosso dall’ Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e la curatela è di Roberta Cremoncini e Federica Pirani. {ads1} “Io ho fermato quest’istante della tua bellezza“, scriveva Greco in una delle sue poesie, mentre con un’ascendenza tutta classica bloccava nel bronzo le azioni e le emozioni di atleti, donne e uomini qualunque. L’eleganza sta nel togliere e la cifra stilistica di Greco sta nell’eleganza, nell’essenzialità espressiva con cui in poche linee intreccia due amanti nei suoi Commiati ad acquaforte. In poche curve delinea le Bagnanti e le Donne Accoccolate. Le figure allungano i propri corpi longilinei nella pietra ad esprimere una bellezza tutta novecentesca, di una sinuosità mai eccessivamente prosperosa: allungata, ma morbida, muscolosa ma languida.