Il boia, la gazzarra e il reato di negazionismo
Muore il boia e si scatena la gazzarra. Non poteva essere Roma ad accoglierne la salma e il funerale, la ferita delle Fosse Ardeatine è di quelle che non possono e non devono rimarginarsi. Non meritava di trovarselo tra i piedi, con tanto di codazzo neonazi, la tranquilla gente di Albano, comune Medaglia d’Argento per la Resistenza.
La rabbia è comprensibile, la paura di vedersi sfilare carovane di camerati scurovestiti sotto casa per celebrare un assassino stragista, è purtroppo reale. La vicenda era difficile da gestire ed è stata immancabilmente gestita male: prefetto contro sindaco, neonazi contro antifascisti, calci contro la bara, spinte contro il prete lefebvriano, con la cerimonia alla interrotta tra finti parenti, poliziotti in tenuta antisommossa e politici in vena di esternazioni a getto continuo. Dispiace soltanto che non se lo sia ripreso la Germania, forse sarebbe stata la soluzione migliore. Del resto noi ci teniamo Mussolini a Predappio, con tanto di custodi incappucciati e sconfortanti pellegrinaggi di nostalgici, come dire: i rifiuti li smaltisca chi li ha prodotti.
Detto questo, chiedo scusa in anticipo, ma a me il Priebke decrepito centenario a passeggio con la badante non faceva più paura. Nemmeno mi spaventava vederlo festeggiare il compleanno circondato dall’avvocato Taormina e da qualche prete ultra conservatore, una combriccola ben triste, da far rimpiangere la galera e la cella d’isolamento. Tantomeno Priebke può far paura oggi da morto, intento com’è a ingrassare i vermi. Ho paura invece dell’ignoranza dei giovani italiani che non sanno nulla del nazifascismo e dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, vittime designate del prossimo demagogo e di partiti politici cripto-revisionisti, distruttori della scuola e della carta Costituzionale, in grado di mettere tutto sullo stesso piano per anni, salvo poi approvare all’unanimità sull’onda dei fatti di ieri una proposta per l’introduzione del reato di negazionismo.
Il negazionismo è una tesi falsa e ignobile, disintegrata dalla ricerca storica, ma nella sua grottesca fallacia appartiene al regno delle idee. Le idee, specie se palesemente false, si combattono con la cultura non con la galera. Il fatto che per combattere la menzogna negazionista siamo ridotti a metterla fuorilegge lascia pensare che sia la nostra cultura della memoria a essersi indebolita. Il fascismo è una peste che attacca corpi malati, teniamo viva la cultura democratica antifascista, soltanto così non avremo niente da temere . Da antifascista convinto e irriducibile, temo un antifascismo ridotto a fenomeno esteriore che se la prenda con nemici già sconfitti, bare, simboli e carcasse e che si riveli culturalmente balbettante davanti alle nuove forme del razzismo, della xenofobia e dell’autoritarismo, ancora purtroppo presenti e vive nella società ben al di là di quei quattro fascistelli che ieri volevano menar le mani ad Albano.
Priebke è morto, visse una vita lunga e indegna, il 24 marzo del 1944 grazie a lui e ai suoi camerati 335 innocenti furono massacrati e gettati in una fossa alle porte di Roma. Addio boia infame, che la terra ti si sia pesante e che l’anima tua possa non trovar pace, hai fatto parlare di te per l’ultima volta, una di troppo.