Shutdown, gli USA a rischio default
Lo shutdown, la chiusura dello Stato Federale provocata dalla mancata approvazione del bilancio da parte del Congresso, prosegue ormai da due settimane e rischia di portare gli Stati Uniti al default. Il Presidente richiede quell’innalzamento del tetto del debito che scongiurerebbe l’insolvenza economica e dichiara di essere disposto a trattare, ma non a cedere a ricatti a spese dei cittadini Americani o a pagare un riscatto al Congresso perchè adempia alle proprie funzioni.
Lo stallo è dovuto alle divergenze tra l’amministrazione Obama e la maggioranza Repubblicana alla Camera, che utilizzerebbe la minaccia di un default come uno spauracchio per svellere la riforma del sistema sanitario.
Un collasso economico, oltre che sull’economia locale, avrebbe ripercussioni sull’intera finanza mondiale. La chiusura dei servizi federali ha, di fatto, già prodotto conseguenze pesanti anche sul piano internazionale: la divisione del Tesoro che si occupa delle sanzioni nei confronti dell’Iran non è attualmente in grado di attendere alle proprie mansioni, mentre John Kerry ha dovuto rassicurare i partner asiatici in merito alla capacità degli USA di ottemperare ai propri impegni economici. Il Segretario di Stato non considera verosimile l’ipotesi di un default, ma si dice preoccupato dell’impatto che un prolungato shutdown potrebbe avere sui mercati e sulla reputazione e l’affidabilità degli Stati Uniti all’estero. La chiusura del governo ha, tra le altre cose, determinato la sospensione di molti progetti di ricerca e costa allo Stato trecento milioni di dollari al giorno.
Il confronto diretto è tra Obama e John Boehner, lo speaker della Camera e portavoce degli umori del Grand Old Party. La Casa Bianca si è detta disposta a negoziare ma solo dopo l’approvazione del budget e la riapertura dello Stato Federale e, ad ogni modo, non intende indietreggiare sul tema dell’Obamacare. Come ha fatto notare il portavoce Jay Carney, l’amministrazione non assumerà decisioni basate sulla minaccia di un default e non permetterà che l’economia Americana sia tenuta in ostaggio da pretese ideologiche.
Sembrava si stessero facendo progressi in merito ad un possibile accordo su una proroga temporanea dell’innalzamento del tetto del debito, ma l’intesa è sfumata per via delle condizioni imposte dall’ala Repubblicana, che vorrebbe una revisione dell’intero pacchetto fiscale. Al vaglio delle nuove trattative c’è ora la proposta di riaprire lo Stato Federale fino al 15 gennaio e di innalzare il tetto del debito fino al 15 febbraio, intesa che dovrebbe comunque ottenere il placet della Camera, a maggioranza Repubblicana.
La scadenza per evitare il collasso finanziario è al 17 Ottobre, data in cui si raggiungerà il tetto del debito. La resa dei conti si avvicina.
Claudia Pellicano