Fiori e sangue: la denuncia del Pakistano Qureshi al MACRO
La scorsa primavera la cruenta vernice rossa di Imran Qureshi affacciava su Central Park: 8000 metri quadri di tetto del Metropolitan Museum furono la prestigiosa tela dell’artista pakistano, oggi protagonista di una personale al Macro di Roma.
Qureshi sceglie stilisticamente la strada di un espressionismo astratto estremamente cruento, attribuendolo, con audaci variazioni di scala, a raffinate miniature e ad estese installazioni site-specific della dimensione di una stanza. A dominare le sale espositive sono i suoi caratteristici splatterings purpurei, la cui chiave di lettura è la denuncia contro ogni violenza sociale, figlia della politica prepotente mondiale. Il tono di colore volutamente analogo al sangue è ispirato, racconta l’artista, a brutali bombardamenti avvenuti in Pakistan “in particolare a uno sciopero avvenuto vicino alla mia casa in occasione del quale è stato distrutto un mercato. La trasformazione istantanea da luogo pieno di vita a sanguinoso paesaggio ha avuto un effetto profondo sul mio lavoro“. Così nacque “You are My love and my life’s enemy too“(2010), la prima superficie imbrattata di sangue. “And they still seek the traces of blood“(2013) rimanda alla mente la carneficina dei campi di concentramento. In uno sperimentale confronto passato-presente Qureshi lacera con drippings ematici ipercontemporanei i delicati motivi della seicentesca miniatura moghul. Lacrime di sangue feriscono inaspettatamente le tinte pastello proprie dell’antica tradizione indo-pakistana e i graziosi cortili geometrici di ricordo giottesco in Blessings Upon the Land of my Love (2011); La vernice acrilica rossa cola all’improvviso dal soffitto, corre sulle pareti, invade il pavimento, coglie di sorpresa il visitatore coinvolgendolo in un’esperienza sensoriale unica che spaventa e lascia inorriditi. L’artista di Hyderabad ricerca in noi con efficaci mezzi pittorici la stessa risposta emotiva all’indignazione da cui nasce la sua arte. {ads1} La certezza che le popolazioni siano capaci di un futuro migliore è radicata nell’artista e grida nell’opera attraverso il copioso germogliare di fiori scarlatti in tutte le drammatiche chiazze. Punto di partenza per una doverosa riflessione che coinvolge indistintamente oriente ed occidente, la mostra rimarrà aperta dal 24 settembre al 6 novembre nella sede Macro di Via Nizza. In un museo decisamente a corto di aspettative, l’esposizione nasce dalla partnership avviata nel 2012 con la Deutsche Bank che ha premiato Qureshi “Artist of the year” in occasione del concorso indetto annualmente.