Caos greco: «Sangue che scorre, chiede vendetta!»
Atene, un giovane rapper dissidente, Pavlos Fyssas, alias Killah P, cammina tranquillamente con amici e fidanzata per le vie del sobborgo di Keratsini, è da poco la mezzanotte quando un gruppo di militanti del partito greco neo-fascista Alba Dorata, lanciano insulti e cominciano a rincorrerlo, mentre arrivano da una strada posteriore, i rinforzi. Pavlos è circondato, gli danno addosso ma il killer di Killah P sopraggiunge pochi minuti dopo in auto, inchioda e si scaglia contro il nemico antifascista, fendendo quattro coltellate dirette al cuore.
L’accaduto getta un alone di sconforto e ripugnanza su una situazione, quella greca, prostrata dalla violenza, dalla privazione e dall’odio. Sconforto per l’abnegazione della libertà e del diritto, primo fra tutti quello di esprimere la propria indignazione. Ripugnanza per la crudeltà dello sconvolgimento sociale che è diventato guerriglia civile, urbana, con l’assalto ai forni e la distruzione di bancomat e l’emergere di una disperazione evocativa degli scenari ottocenteschi post-restaurazione. Il partito neo-fascista Alba Dorata nasce proprio dai fuochi della crisi e della protesta, riecheggiando vecchi spettri di un passato filo-mussoliniano, segno che una vera e propria epurazione fascista, come fu auspicata dai Padri della Costituente, non è mai stata realisticamente compiuta.
Di contro, i retaggi dell’eversione fascista, hanno raggiunto una forza transnazionale e, troppo spesso, tornano come nuovi revisionismi per la repressione delle odierne lotte sociali. Il volto della destra greca e la sua deriva estremista, convoglia forse in sé un autentico bisogno di ordine e di accentramento del potere, attraverso preoccupanti moniti di terrore e un uso smodato di forza agita.
L’indulgenza della polizia greca dinnanzi a fatti come questo, è soltanto l’ultimo degli evidenti segnali di commistione tra i movimenti neo-estremisti e il contenimento delle proteste da parte di frange governative. Infatti, le dinamiche dell’accaduto, fanno pensare che l’uccisione di Killah P sia stata programmata e l’agire indisturbato dei picchiatori con inseguimento, avalla in modo lampante l’ipotesi di complicità delle forze dell’ordine che, fin dalla nascita di questo partito, gli sono state di appoggio.
La rabbia esplode e i movimenti antifascisti organizzano da subito cortei di protesta, si verificano scontri ed è una guerra con i sassi, una guerra fra poveri che, nel giorno dei funerali di Pavlos, conta già una trentina di feriti. Ma con la rabbia e l’orrore monta anche il consenso al partito Alba Dorata che, con gli ultimi cambi repentini di vertice e la guida di Nikolaos Mikalioliakos, passa dal 7% al 20% del gradimento dei cittadini.
Acquista forza, inoltre, il partito neo-nazista di Chrisi Avghi ed è difficile non ricordarsi di quanto accadde dopo la Repubblica di Weimar, quando la profondità del baratro aperto dalla crisi economica tedesca, ha dato man forte alla scure hitleriana.
Ad arginare queste sinistre suggestioni di totalitarismo, l’intervento di una politica dal volto buono che corre ai ripari e perquisisce le sedi di Alba Dorata, con l’obiettivo di impedirne la partecipazione elettorale contenendo, così, l’esaltazione e l’assenso popolare alla destra autoritaria. Il ministro degli interni greco ha chiesto la sospensione delle immunità parlamentari per i deputati di Alba Dorata, definendoli appartenenti ad un’organizzazione criminale.
Difatti, questo rafforzamento di una politica degenerata, evidenzia l’inerzia dei due partiti maggioritari in Grecia, quello conservatore e la sinistra: polemici ed inconcludenti, paiono incapaci di tenere le redini del Governo, mentre la questione del debito pubblico si impone scottante sul tavolo della BCE. La richiesta del taglio del debito greco è davvero una priorità, insostenibile per il Paese ottemperare ai rientri del debito imposti a livello sovranazionale. A tutto ciò si accompagna l’alta tensione sociale, alimentata dall’innesco del caso Pavlos, l’ultimo saluto dei suoi compagni ai funerali: «Sangue che scorre, chiede vendetta» , alimenta l’urlo della protesta che pretende riscatto e la sete di vendetta per le ingiustizie subite.
Eva Del Bufalo