11 Settembre, impossibile dimenticare

world-trade-center-bandieraTutti ricordiamo con precisione dove fossimo e cosa stessimo facendo quell’11 settembre 2001 in cui quattro voli di linea vennero dirottati sul territorio americano da terroristi di Al Quaeda. È una data spartiacque, al pari dell’allunaggio dell’Apollo 11 o dell’assassinio di John F. Kennedy.

Una tragedia che ha lasciato una ferita non ancora completamente rimarginata. Lo avverti dallo sguardo dei newyorkesi nel giorno della commemorazione e da un’atmosfera più dimessa che si respira nella metropoli.
Non è un giorno della memoria come un altro. Le rimembranze servono, appunto, “per non dimenticare”, per preservare la coscienza di quello che accade, e, forse, cercare di dargli un senso. Ma quell’attacco è impossibile da dimenticare. Non solo perché si tratti di storia recente o per l’enormità della tragedia, ma perché quell’incursione ha comportato un’umiliazione e una lacerazione dell’anima troppo profonda. Quasi la perdita dell’innocenza.

Al World Trade Center, come ogni anno, sono stati letti ad alta voce i nome dei quasi tremila morti, mentre alla Casa Bianca Obama e tutto lo staff presidenziale hanno osservato un minuto di silenzio in onore delle vittime. Il Presidente si è poi recato alla cerimonia commemorativa al Pentagono, dove si è detto onorato di trovarsi per ricordare la tragedia di dodici anni fa. Ha omaggiato non solo la memoria dei dispersi di Ground Zero, ma anche quella di tutti i militari e i civili che, con le loro vite, hanno contribuito al completamento della missione in Afghanistan.
Ha ricordato che, mentre l’uso della forza si rende, a volte, necessario, non può costituire la base su cui costruire il futuro, che richiede fiducia e rispetto reciproco; e come sia necessario restare vigili in un Paese non ancora al riparo da minacce, come confermerebbe, tra l’altro, un comunicato diramato recentemente dall’Emirato Islamico dell’Afghanistan: «se noi afghani abbiamo sofferto per questa guerra, le perdite per la vostra gente sono state molto più alte. E noi vi abbiamo fatto soffrire una umiliante sconfitta […] Se aveste ancora in mente di prolungare la vostra presenza, ricordatevi che questa scelta aggiungerà ulteriori miserie al vostro Paese» (fonte Ansa).

Anche l’Italia ha espresso la propria vicinanza agli Stati Uniti con le parole del premier Letta alla Camera, che ha ricordato l’11 settembre come «un dramma che non deve più ripetersi», mentre il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha dichiarato che la strage «ha condizionato in questi anni la nostra storia e continuerà a condizionarla».
Jung sosteneva che i ricordi dolorosi siano impossibili da eliminare; ci si può, tuttavia, convivere, guardando a quello che si è attraversato con un senso di orgoglio per esserne sopravvissuti.

Claudia Pellicano

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