La vendetta di una donna messicana contro la violenza di genere

Dallo scorso weekend un nuovo personaggio, controverso e del tutto sui generis, si trova nell’occhio del ciclone messicano. Al nord del Paese, dove sorge Ciudad Juarez, nello stato di Chihuahua, una donna ha deciso di vendicare sè stessa e le sue compagne di lavoro, vittime quotidiane di stupri e violenze da parte di autisti di autobus, attraverso l’uccisione di questi.

Due sono per ora le vittime della vendetta di questa ‘giustiziera’ di cui ancora non si conosce il nome bensì solamente il colore dei capelli e il modo in cui era vestita durante l’ultimo delitto. Roberto Flores Carrera, 45 anni, e Fredy Zárate, 32 anni, sono stati assaliti rispettivamente mercoledì 28 e giovedì 29 agosto dalla misteriosa donna non appena questa era salita sugli autobus che le vittime guidavano. Le indagini hanno avuto inizio ma ancora non si ha la certezza se si tratti di un crimine legato al narcotraffico o effettivamente di un desiderio di giustizia da parte di una donna che, rappresentando molte altre, abbia deciso di lanciare un messaggio alla società di Ciudad Juarez. Questa seconda ipotesi risulta più credibile considerato il fatto di aver trovato un messaggio di posta nelle mail delle varie redazioni locali firmato ‘Diana la cacciatrice di autisti’, nel quale la donna spiegava che il motivo di queste azioni era giustizia e necessità di porre fine all’incubo della violenza di genere. Si può trattare di un messaggio manomesso, ma c’è anche da valutare la situazione di terrore che le donne di Ciudad Juarez vivono ormai da 20 anni per dare maggior adito all’ipotesi del delitto per vendetta.

Le cause di una così radicata violenza di genere nella città al nord del Messico sono concatenate l’una all’altra: in primis la posizione strategica di questa, ovvero al confine con gli Stati Uniti, ha portato alla nascita del Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord nel 1994 che, a sua volta, ha dato vita al fenomeno delle maquiladoras. Queste sono delle fabbriche dove lavora manodopera a bassissimo costo, formata principalmente da donne giovani le quali, costrette ad abbandonare gli studi per le misere condizioni economiche della famiglia, vedono nelle maquiladoras l’unica possibilità di tirare avanti. La gran presenza di donne in questa città ha prodotto un aumento di violenza nei confronti di queste, i cui carnefici risultano essere principalmente uomini a contatto con le fabbriche come, per l’appunto, gli autisti degli autobus su cui le lavoratrici salgono per tornare a casa dopo il lavoro ma che, spesso, non riescono a farvi ritorno. Alla base di tutte queste motivazioni giace il flagello insito nella cultura messicana, così come in quella latina in generale, ovvero il machismo, il nostro maschilismo. In una società dove ha sempre regnato il patriarcato risulta difficile accettare il fatto che una donna stia la maggior parte del tempo fuori casa e acquisti una sua indipendenza economica: ha luogo quindi la vendetta dell’uomo nei confronti della donna emancipata. Molti delitti sono stati dimenticati dallo Stato Messicano, che è accusato dalla popolazione di essere sempre alla ricerca della convenienza, rappresentata dai rapporti con gli Stati Uniti e il Canada e, quindi, dall’accettazione della presenza delle fabbriche. Se si scoprirà dunque che i delitti dello scorsa settimana portano effettivamente la firma di questa ‘giustiziera’, conoscendo la realtà che le donne di questa città sono costrette a vivere da molto tempo, non si arriverebbe forse a giustificare le azioni della ‘cacciatrice’ ma perlomeno si potrebbero comprendere.

di Ilaria Francesca Petta

Fonti:http://www.unotv.com/wps/portal/unotv/unonoticias/estados/noticias-noroeste/detalle/Buscan-a-Diana-la-Cazadora-de-Choferes-en-Ciudad-Juarez

http://www.proceso.com.mx/?p=351805

http://es.wikipedia.org/wiki/Feminicidios_en_Ciudad_Ju%C3%A1rez

 

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