Imu abolita, largo alla Service Tax
Dopo giorni di incontri e bracci di ferro si chiude la partita sull’Imu: salta la prima rata del 2013 e si decreta l’impegno per l’abolizione anche della seconda rata. Il Pdl pianta la sua bandierina e il Pd lo lascia fare ma il mancato gettito va coperto con 4,4 miliardi di euro.
Sul campo di battaglia dell’Imu si è consumato il dibattito politico degli ultimi giorni, anche se di scontri se ne sono visti pochi e di lassismo invece parecchio. I vertici tra Letta, Alfano e Saccomanni e le veementi pressioni fatte dal Pdl con in testa Brunetta hanno messo in capo all’agenda la questione dell’abolizione dell’Imu, che più che essere una manovra d’alta economia ha il sapore della solita bagarre politica. Stendardo della campagna elettorale di Berlusconi, l’abolizione dell’imposta sulla prima casa è diventata ‘conditio sine qua non’ per la tenuta di governo, di fronte alla quale il Pd ha ceduto. L’atteso Consiglio dei Ministri, ha deliberato in via ufficiale l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, ad eccezione delle abitazioni di lusso. Cancellata la prima rata del 2013 e decretato l’impegno ad abolire anche il saldo di dicembre, sul quale però manca ancora la garanzia di coperture, che andranno definite con la Legge di stabilità.
Il giochino è lo stesso del 2008, quando Berlusconi con un colpo da maestro promise l’abolizione dell’Ici in chiusura di campagna elettorale. Lo stesso governo Berlusconi però per far quadrare i conti dovette reinventare la tassa sotto forma di Imu, anche se poi fortunatamente la patata bollente della conversione in legge toccò a Monti. Dunque di questa entrata lo Stato ha bisogno e tale consapevolezza basta a tenere a bada gli entusiasmi, ad eccezione di quello di Alfano che esulta twittando «Missione compiuta!» e aggiunge che si tratta di una legge tax free.
Il mancato gettito della prima rata lascia un buco di 2,4 miliardi di euro. Il governo si è affannato a cercare i soldi per coprirlo: 1,2 miliardi verranno dal gettito d’Iva derivante dall’anticipo di 10 miliardi di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, 700 milioni da contenziosi nel settore giochi e slot machine e 500 milioni da nuovi tagli alla spesa pubblica. Per coprire i 2 miliardi della seconda rata si dovrà cercare qualcos’altro e si rimanda alla Legge di stabilità attesa per il 15 ottobre. Da gennaio 2014 comunque l’imposta riapparirà, ma con un nuovo nome e una nuova natura: sarà la cosiddetta Service Tax, che dovrebbe rimodulare la tassa e che sarà in parte gestita dai Comuni. Per il momento resta da chiedersi se questa manovra fosse necessaria, se fosse davvero l’Imu a togliere il sonno agli italiani. Secondo un’indagine condotta da LaStampa.it e Ceis di Tor Vergata quattro italiani su dieci preferirebbero pagare la tassa sulla prima casa se quelle risorse venissero utilizzate per finanziare altro. Per ora però la soddisfazione è bipartisan e la tenuta di governo assicurata.
di Francesca De Leonardis