Jacopo Fo: L’Italia, il paese in cui si umiliano le idee

Santa Cristina, provincia di Gubbio, nella verde cornice delle colline umbre incontriamo Jacopo Fo, presso la Libera Università di Alcatraz, da lui stesso fondata più di trent’anni fa. Alcatraz è un vasto agriturismo, dove si tengono corsi di tutti i tipi, si mangia sano e saporito, si praticano massaggi, si organizzano eventi musicali e teatrali e ci si gode la natura, tra riposo e piccole escursioni, lontani 7 Km dal centro abitato più vicino.

Nei pressi dell’agriturismo sta nascendo anche un Eco-Villaggio, progetto ambizioso inseguito con perseveranza da Jacopo e dai suoi collaboratori, in nome della sostenibilità ambientale. Qui, nella migliore tradizione della famiglia Fo, nascono idee e proposte rivolte anche alla politica e, più in generale, al rinnovamento civile della società italiana.

Parolibero – Subito dopo le elezioni tu, insieme a Fabio Faina e Fabio Roggiovani di SEL, oltre che all’avvocato Marchetti, avevate avanzato alcune proposte di sintesi su cui intavolare un dialogo possibile tra PD e 5 Stelle.

Jacopo Fo –   Avevamo avanzato alcuni punti semplici e realizzabili subito su economia, burocrazia e giustizia, oltre a una proposta per la creazione di una piattaforma di partecipazione diretta dei cittadini che potesse rappresentare un passo verso M5S. Quest’ultimo punto è stato realizzato grazie all’interessamento della Puppato e a SEL, da meno di un mese c’è un sito in cui i cittadini possono partecipare con le loro proposte, si chiama “Tu parlamento” ed è basato su Liquid Feedback. Le altre proposte sono state elaborate studiando i problemi insieme a fior di professionisti dei vari settori: una di queste era ad esempio l’equiparazione delle procedure del processo civile, lentissimo in Italia, a quelle sugli arbitrati del lavoro, che avrebbe abbattuto drasticamente i tempi dei processi civili. Su queste proposte Bersani si rifiutò perfino di discutere. Dall’altro lato il M5S inizialmente si mostrarono possibilisti, poi anche loro si sono irrigiditi. La mia valutazione è che né l’uno né l’altro avessero la reale intenzione di aprire un dialogo. Bersani ha poi ammesso candidamente di non aver mai voluto un accordo con l’M5S. Noi lo dicemmo, il PD non sta trattando, fa finta di trattare, dall’altra parte c’era una posizione uguale e contraria. Ognuno si prenderà le proprie responsabilità politiche.

P – Il dialogo tra le due forze ha mai avuto una reale possibilità?

JF – Io credo che se il M5S avesse fiutato il trappolone quando il PD avanzò la candidatura di Prodi e lo avesse votato invece di restare sulla candidatura di Rodotà, oggi avremmo un governo diverso che avrebbe potuto fare molto di più per gli italiani, che sono a pezzi. In generale, io penso che il grosso problema sia che tutti questi partiti sono partiti di opinione. Non esiste oggi in Italia un partito che sia in grado di lavorare sul territorio, su progetti concreti. Le uniche realtà che si stanno occupando della disperazione delle persone sono le associazioni, i gruppi, il volontariato, la società civile, e non c’è nessuna forza politica che si prenda il carico di supportare, appoggiare e coordinare queste iniziative. Questo è il grande disastro della politica italiana.

P – Qualche esempio?

JF – La FIOM sta facendo una battaglia difficilissima per 170 euro in tre anni sui contratti nazionali, quando se una piccola fabbrica si consocia gli operai risparmiano 400 euro l’anno sull’assicurazione dell’auto perché contrattano tutti insieme con le compagnie. Gli operai della Volkswagen ottengono il 30% di potere d’acquisto in più associandosi e ottenendo sconti collettivi. In Italia ci sono 400 amministrazioni comunali che non pagano la bolletta elettrica e qualche decina di  Comuni in cui non la pagano nemmeno i cittadini, tutto grazie alle energie rinnovabili. Fu una legge del 2008 a permetterlo, su cui lavorò anche Franca Rame. Il PD governa 4000 comuni eppure non riesce valorizzare il patrimonio di queste esperienze. Invece che 80000 famiglie che non pagano la bollette ne potremmo avere 8 milioni, ma la sinistra è astratta e non intende andare dalle persone a spiegare che queste opportunità esistono. Tanto di cappello al M5S che restituisce i soldi del finanziamento pubblico, mentre gli altri non fanno nulla, ma sarebbe più utile reinvestire questi soldi in opere concrete di micro-governo su cui costruire una prospettiva più ampia. Stiamo cercando di portare avanti queste proposte, vedremo se SEL e una parte della sinistra riformista avranno la sensibilità di recepirle, ma devono diventare un partito che fa formazione ai quadri, aiuta a trovare gli strumenti per ottenere i finanziamenti europei e fornisce supporto legale e professionale.

P – Il PD è in genere piuttosto sordo a questo tipo di iniziative eppure Barca sta teorizzando un partito meno liquido in grado di sfidare lo Stato su certi temi.

JF – Barca ha ragione sulla democrazia diretta, sulla necessità di una direzione strategica sui grandi progetti e sulla mediazione con la società civile. Stiamo ancora parlando però di un partito di opinione e non di un partito di servizio, che rappresenterebbe la vera rinascita dell’attivismo politico.

P – Col governo Letta che traballa si torna a vociferare su accordi tra PD e M5S, subito smentiti dai vertici, compresi accordi minimi sulla legge elettorale, credi ci sia spazio per un nuovo dialogo?

JF – No, l’Italia è politicamente divisa in tre, la situazione è tragica. Immobile e paralizzata, tra piccoli potentati formatisi per ragioni storiche e che difendono i propri interessi. In Germania certi progetti si fanno in 30 giorni, io sono 18 anni che riempio pratiche per l’Eco-Villaggio. Si scrive sui giornali che viene abbassato del 25% il tetto sugli stipendi dei manager pubblici, poi si scopre che la norma entrerà in vigore a partire dai prossimi contratti e il capo della Polizia continua a guadagnare due volte e mezzo lo stipendio di Obama. Non si muove nulla.

P – La condanna di Berlusconi, Bondi che evoca la guerra civile, il ricatto al Quirinale per la Grazia, cosa pensi che accadrà?

JF – Sinceramente, a me di Berlusconi non frega nulla, il problema semmai è che 9 milioni di Italiani continuano a pensare che un personaggio del genere sia un eroe. I problemi di cui vorrei sentir parlare sono altri. La Francia ha circa la nostra stessa popolazione, pressione fiscale e spesa pubblica paragonabili, eppure ha 500 miliardi di PIL in più. In quei cinquecento miliardi c’è la differenza tra un paese in cui le idee e le iniziative vengono incoraggiate e in cui le si distrugge, sacrificandole nell’interesse di piccoli potentati che fanno concorrenza disonesta. Quante persone che saranno nella disperazione nei prossimi mesi potrebbero avere una vita decente se riuscissimo a fare alcune operazioni veramente utili? In Italia chi ha voglia di cambiare, risorse e idee, viene umiliato.

Ringraziamo Jacopo atteso da altri impegni. A settembre uscirà un libro postumo di Franca Rame in cui la grande attrice ha raccontato la sua scioccante esperienza in Parlamento tra il 2006 e il 2008,  facendo i nomi e i cognomi di coloro che in questi anni  hanno disonorato il proprio scranno e l’alta responsabilità che ne dovrebbe conseguire. Ultimo omaggio di una vita d’impegno politico e sociale, sempre dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

di Daniele Trovato

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