Un occhio al futuro e uno agli errori del passato, l’East Forum 2013 dibatte l’agenda per l’Europa.
Sovranità, nazionalismi, partecipazione, legittimità, definizione e programmazione dell’agenda europea, sono molti e importanti i temi trattati durante la Conferenza dell’11 luglio, “East Forum 2013”, presso il Campidoglio. Si è trattato delle lacune in ambito europeo, soprattutto per quanto riguarda la rappresentanza politica degli Stati e dei loro cittadini e la capacità decisionale all’interno del consesso europeo.
Hanno preso parte al dibattito personalità di spicco della recente storia europeista, persone, politici, economisti, imprenditori che hanno sostenuto e avallato le scelte decisive per la nostra Nazione e per l’Unione Europea e che oggi ritornano sui propri passi con uno sguardo al futuro, segnalando le falle lungo il percorso per riforme strutturali in vista di una maggiore integrazione. Franco Debenedetti, Guliano Amato, Daniel Gross, Romano Prodi, Federico Ghizzoni, Emma Marcegaglia, hanno trattato dei Panels più scottanti per le problematiche affrontate oggi dall’Italia nella gestione delle sfide sovranazionali: integrazione e legittimazione democratica, Unione monetaria ed economica, cittadinanza europea ed unione politica. Mentre i rappresentanti esteri Guy Verhofstadt, Václav Klaus e Sylvie Goulard hanno delineato il ruolo essenziale del Parlamento europeo e la necessità di ampliarne il potere, rendendolo un organo più dinamico e attivo. Hanno posto l’accento in particolare sul ruolo della Germania nell’attuale crisi economica e nella gestione della situazione greca, la controversa posizione dei Paesi dell’Europa mediterranea nei confronti di quelli occidentali e i problemi dell’allargamento e della cittadinanza, della partecipazione e rappresentanza dei popoli. Dalla conferenza, suddivisa in tre tematiche principali quali i bisogni e le necessità più improrogabili a livello comunitario, la democratizzazione sovrastatale e lo scottante ambito economico del mercato unico e della sovranità monetaria, sono emerse riflessioni e criticità condivise in modo trasversale, nonostante il pluralismo delle opinioni e provenienze politiche. I dubbi e le zone d’ombra riguardano un maggiore potere decisionale dei sistemi nazionali e un’organizzazione più oculata del sistema Stato, per poter trasferire le soluzioni più efficaci delle politiche interne sul piano europeo. Si necessita quindi di riforme strutturali interne che rendano i Paesi evoluti e dinamici per affrontare le sfide sovranazionali e nella prospettiva di un’unione politica che, ad oggi, sembrerebbe utopica. Si rende evidente in questo senso un deficit democratico della comunità tutta, causato da gravi insufficienze di rappresentanza e partecipazione e, dunque la necessità di un rafforzamento delle norme di cittadinanza. Sul piano politico la chiave risulta essere quella parlamentare, riuscire cioè a raggiungere un disegno istituzionale simile ad una democrazia parlamentare allargata a tutti i membri con elezione presidenziale diretta. Riuscire poi in un secondo, cruciale obiettivo quello della parificazione delle politiche interne agli Stati membri per colmare il divario tra le diverse aree comprese tra il Sud e il Nord Europa, in considerazione delle complessità geopolitiche mediorientali e dell’Est, con riferimento al nuovo ingresso della Croazia. In ambito economico, il vincolo estero, il bilancio europeo e i fondi per gli investimenti, la capacità decisionale identificata in organizzazioni internazionali economiche e finanziarie nascoste dietro ad un’entità politica spesso astratta e distante dall’individuo e l’accumulo del debito e dello stato di rischio delle banche e degli Stati, rendono instabile il circuito economico, sempre meno protetto dalle istituzioni sovranazionali e sempre più pesante responsabilità sulle spalle del singolo Paese.
Anche per questo emerge infine l’accordo sulla revisione e ridefinizione dei punti cardine dei Trattati e dei traguardi di integrazione europea fin qui raggiunti, ultimo e decisivo, ad esempio, quello di Lisbona, per arrivare ad un assetto ‘costituzionale’ che possa fare da garanzia al consesso e preparare un terreno comune e condiviso per gli Stati, anche sul piano culturale.
La via per l’ unione politica, anticipata con lucida intelligenza strategica da Altiero Spinelli, appare oggi contraddittoria e velleitaria, nella sua forma federativa, ma al contempo urgente esigenza organizzativa, una strada sgombra e spianata per arrivare davvero al cuore di una comunanza delle scelte politiche, presupposto essenziale a quelle economiche.
di Eva Del Bufalo