Golpe in Egitto, deposto il Presidente Morsi
Le forze armate egiziane hanno deposto Mohamed Morsi – il primo Presidente eletto attraverso un procedimento democratico – sospeso la Costituzione, e conferito il nuovo mandato ad Adli Mansour, già Presidente della Corte Costituzionale.
Il successore del Presidente destituito ha prestato giuramento per diventare il nuovo capo di Stato ad interim.
Le ragioni del colpo di Stato vanno ravvisate nella linea di governo adottata dall’ex Presidente, che ha avocato a sé ampi poteri legislativi, redatto una stesura della Costituzione insoddisfacente dal punto di vista dei diritti umani e adottato una condotta che denota una vocazione profondamente illiberale.
Al Cairo si festeggia la deposizione del Presidente, ma, all‘euforia si affianca la violenza delle dimostrazioni di questi giorni. Gli scontri tra i sostenitori del governo di Morsi e i fautori della road map hanno, ad oggi, provocato la morte di oltre trenta persone, il ferimento di centinaia di civili e numerosi episodi di stupro.
A dispetto delle parole del successore di Morsi, che ha dichiarato che la ricostruzione dell’Egitto debba avvenire di concerto coi Fratelli Musulmani, sono attualmente sottoposti a detenzione sia l’ex Presidente che i leader spirituali del partito, Mohamed Badie e Khairat el Shater, mentre proseguono gli ordini di arresto nei confronti degli altri esponenti di partito.
Immediate le reazioni d’apprensione della comunità internazionale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha reiterato il proprio appello alla non violenza e alla moderazione. Ha, inoltre, auspicato che si possano superare le «profonde difficoltà» e ci si possa concentrare sugli interessi del popolo egiziano attraverso un approccio che includa tutte le parti coinvolte.
Obama aveva recentemente confermato il forte impegno degli Stati Uniti verso una piena democratizzazione in Egitto. Lunedì 1 luglio il Presidente degli Stati Uniti ha chiamato Morsi per esprimere la propria preoccupazione e sottolineare che la democrazia va al di là delle semplici elezioni; consiste nell’«assicurare che le voci di tutti gli Egiziani vengano ascoltate e rappresentate dal governo, inclusi i tanti Egiziani che stanno dimostrando in tutto il Paese».
Attraverso un comunicato stampa, il Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha dichiarato che la situazione in Egitto è «in assoluto movimento» e che «la prudenza è la linea migliore che possiamo seguire». Ha aggiunto che non bisogna «precipitarsi in giudizi e affermazioni su una situazione complessa» che «proprio per questo, non si possono ridurre in un tweet».
Twitter, tuttavia, rimane il canale privilegiato dì espressione delle parti in conflitto. È diventato virale il video di un dodicenne egiziano che, alla domanda sul perché protesti, risponde: «Oggi sono qui per impedire che l’Egitto diventi merce in possesso di una sola persona e per protestare contro la confisca della Costituzione».
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