L’orgoglio Gay trionfa nella capitale di un Messico ancora all’antica

Più di 80mila persone hanno partecipato al 35esimo Gay Pride lo scorso sabato, 29 giugno, nella capitale messicana. Da mezzogiorno il simbolo del Distrito Federal, ovvero l’Angelo dell’Indipendenza, al centro dell’interminabile Paseo de la Reforma, ha riunito i partecipanti dell’evento, tra gay, travestiti, transgender e il mondo etero, per iniziare la marcia lungo il centro della città con destinazione la Plaza del Zocalo, sede del Governo.

 

Da marzo del 2010 Città del Messico ha aperto le porte ai matrimoni gay e questo spiega il considerare il Distretto Federale, da parte dei messicani provenienti dagli altri Stati della Repubblica, un mondo a parte, ammirato, invidiato ma anche criticato. Oltre alla capitale solamente lo Stato di Quintana Roo, a sud della penisola e ospitante le rovine della civiltà Maya, legittima il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la cui unione è comunque riconosciuta in tutto il Paese, ma è l’enorme Città del Messico a rappresentare il vero simbolo della libertà, dell’emancipazione e delle infinite possibilità. Una marcia pacifica è stata quella di sabato, colma di colori, travestimenti esplosivi, carri rimbombanti della musica di Madonna, Lady Gaga, Gloria Gaynor e Gloria Trevi, cantante messicana icona del mondo gay. Tutto senza ulteriori ostentazioni di trasgressione, cosa che ha contribuito alla presenza quasi invisibile della polizia che, ai margini della marcia, sembrava impegnata nel quotidiano mantenimento dell’ordine e non alle prese con il controllo di una delle manifestazioni più discusse e frequentate del mondo.
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Se è vero che in ogni società esiste la necessità di migliorare e di cambiare le cose, come il Gay Pride di Città del Messico sottolinea attraverso la richiesta, da parte delle comunità lesbo, transgender, travestiti gay e bisexual, di una maggiore equità di diritti e rispetto da parte della polizia e delle autorità, è anche inevitabile prendere atto dei passi da gigante che la capitale di un Paese come il Messico, famoso per il suo grande senso religioso e maschilista, ha fatto nel corso di questi ultimi anni. Il Gay Pride rappresenta quindi il coronamento di un percorso, iniziato già da tempo, destinato al futuro, all’apertura, alla rottura di blocchi culturali che in gran parte della Repubblica ancora esistono ed è la manifestazione più evidente, dopo la legittimazione dei matrimoni gay, di una mentalità disposta alla tolleranza, al cambiamento e a concepire l’idea della molteplicità e della varietà che caratterizza il genere umano. I numerosi locali frequentati maggiormente da omosessuali e le varie zone dove confluiscono coppie dello stesso sesso anche solo per passeggiare, come la Zona Rosa, sono ormai parte della vita quotidiana del DF e, accanto agli inevitabili commenti poco gentili da parte di molte persone, testimoniano l’esistenza di fondo di una presa di posizione di gran carattere della società capitalina che molti Paesi, considerati Sviluppati, ancora non riescono ad attuare.

di Ilaria Francesca Petta

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