Vive un anno col cadavere in casa. La storia di Samanta Fava
Ha vissuto con un cadavere in casa per un anno e mezzo. L’ha uccisa e poi ha occultato il corpo costruendo un muro nella casa dei sui genitori a Fontechiari, in provincia di Frosinone. Lui Tonino Cianfarani, 42 anni, muratore e residente nel paesino laziale. Lei Samanta Fava, 37 anni, scomparsa ormai da più di un anno. La macabra astuzia dell’uomo ha così deviato le ricerche per mesi mentre la realtà era ancora una volta nascosta tra le mura domestiche.
La scomparsa di Samanta risale al 3 aprile 2012. A denunciarne la scomparsa fu l’ex marito che aveva in custodia anche il figlio delle donna dopo la separazione. Il caso era stato portato all’attenzione delle cronache nazionali dai servizi della trasmissione ‘Chi l’ha visto’, occupatasi in diverse occasioni dell’episodio e prima fonte a comunicare il ritrovamento del cadavere. Le indagini, che la Procura di Cassino ha avviato in merito alla scomparsa, si sono indirizzate verso l’allora compagno Tonino Cianfarani, che aveva dichiarato di aver lasciato cadere il corpo ormai senza vita della donna nel fiume Liri, in seguito ad un malore durante una serata trascorsa insieme. Dopo le rivelazioni dell’uomo, precisamente dal 15 maggio scorso, le ricerche della polizia si sono concentrate lungo il tratto di fiume indicato, con l’aiuto dei sommozzatori, fino ad arrivare nella Marsica. Affermazioni che avevano insospettito le forze dell’ordine ma non abbastanza da porre in stato di fermo l’uomo, che fino al momento del ritrovamento era indagato per occultamento di cadavere. La svolta nelle indagini è arrivata grazie all’aiuto dell’unità cinofila che ha scovato il corpo di Samanta dietro una parete costruita ad hoc. Nel mentre, lui era in Sardegna per questioni lavorative.
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Il drammatico epilogo di questo ennesimo caso di femminicidio arriva in concomitanza con l’ultimo report dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità che rende noti i dati aggiornati sulla violenza di genere. Le stime tengono conto degli omicidi avvenuti in sessantasei Paesi. Il dato rilevante è che il 38,5 % delle uccisioni femminili è avvenuta per mano del partner, per quelle maschili invece siamo intorno al 6,3 %. Le donne sono ancora troppo vulnerabili, e questo è un fatto.
Fonte: Agi, Oms
di Maria Chiara Pierbattista