Sentenza storica della Corte Suprema USA: il genoma umano non è brevettabile

Il 12 Giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha decretato, con voto all’unanimità, la non brevettabilità del genoma umano. La sentenza non ha soltanto valore teorico, già nel marzo scorso un gruppo di scienziati del New Jersey aveva sollevato l’allarme sul fatto che le multinazionali farmaceutiche avevano già cercato di porre il brevetto su circa il 41% del DNA umano. 

Per stare alla cronaca lo stesso gene sulla base del quale Angelina Jolie si è recentemente sottoposta ad una mastectomia preventiva, risultava ad esempio già oggetto di un brevetto della Myriad Genetics. La sentenza della Corte Suprema USA segna una passaggio fondamentale nel dibattito sulla bioetica, cerchiamo di comprenderne meglio le implicazioni intervistando Emiliano Biasini, neurobiologo italiano specializzato in Genetica Applicata che attualmente lavora come ricercatore alla Boston University School of Medicine.

Parolibero – Perché una multinazionale dovrebbe avere interesse a brevettare parti del genoma umano, quali applicazioni commerciali ci sono per questo genere di brevetti?

Biasini – Le possibili applicazioni commerciali sono pressoche’ infinite. Un esempio generico: una mutazione in un gene X causa una malattia. Se una casa farmaceutica brevetta il gene X, qualsiasi altra casa farmaceutica dovrebbe riconoscerle parte dei guadagni derivanti da approcci diagnostici (un kit diagnostico che rivela la mutazione) o terapeutici (un farmaco che blocca l’azione del gene X mutato) che utilizzino in una qualche forma il gene X. Il divieto di brevetto del gene, che viene quindi riconosciuto come un’invenzione della natura e non della casa farmaceutica, non preclude ovviamente lo sviluppo, né e la brevettazione, di kit diagnostici o approcci terapeutici che coinvolgano il gene stesso (quelle sì, sono invenzioni dell’uomo).

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P– Quali potrebbero essere le ricadute sulla ricerca, minori fondi dai privati o maggiore libertà?

EB – La brevettazione in genere influenza poco la ricerca in ambito accademico, mentre domina il settore industriale. Quindi, l’impatto sul settore di ricerca industriale sarebbe notevole, in pratica l’azienda che brevetta il gene X si garantisce l’esclusiva su qualsiasi altro tipo di prodotto industriale che ne potrebbe derivare, annientando la concorrenza (stabilendo poi il prezzo di qualsiasi prodotto sul gene X a suo piacimento). In seguito alla sentenza questo non dovrebbe più avvenire.

P – La sentenza permette pero’ di brevettare il genoma sintetico, di cosa si tratta?

EB – Come detto prima, viene riconosciuta la maternità alla natura di qualsiasi materiale genetico, con conseguente impossibilità di brevetto. Ovviamente il principio decade nel caso una nuova sequenza di DNA, mai vista prima in natura, venga sintetizzata in laboratorio. Riprendiamo l’esempio del nostro gene X. Una casa farmaceutica ingegnerizza il gene X, modificandone la sequenza, in modo da fargli codificare una proteina X con nuove proprieta’ anti-cancro (i geni in genere contengono le informazioni per assemblare proteine, gli “operai” di ogni organismo vivente). In questo caso la nuova sequenza non e’ presente in natura, quindi puo’ essere legittimamente brevettata. Le ricerche scientifiche sul genoma degli ultimi 20 anni ci hanno aiutato a comprendere le funzioni di molti geni inventati dalla natura. Lo stadio successivo e’ quello di cominciare a inventarne noi di nuovi. La cosiddetta synthetic biology (biologia sintetica) è una disciplina relativamente nuova che ha esattamente lo scopo di inventare nuovi geni con nuove funzioni. Al momento non ci sono molti esempi pratici di nuovi geni ingegnerizzati dall’uomo, ma l’impatto sulle nostre vite di questa disciplina e delle invenzioni che ne deriveranno sara’ immenso.

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P– Quali sono le scoperte piu’ importanti in campo medico fatte in seguito alla possibilità di sequenziare il genoma umano?

EB – Una risposta degna a questa domanda riempirebbe un’enciclopedia. Grazie al sequenziamento di pezzi di DNA prima, e dell’intero genoma umano poi, oggi comprendiamo a fondo molti aspetti di tantissime malattie. Non ci limitiamo solo ai rapporti diretti di consequenzialita’ (una mutazione nel gene X provoca la malattia Y), abbiamo raffinato le nostre conoscenze in maniera da prevedere effetti anche non diretti di alcune mutazioni del genoma (una mutazione nel gene X aumenta di n volte la probabilita’ di sviluppare la malattia Y). Stiamo imparando che anche le parti “non geni” del nostro genoma (quel DNA che non codifica proteine, una volta ritenuto addirittura “DNA spazzatura”) svolgono ruoli fondamentali nella fisiologia e nella patologia degli organismi.

P– Qual è lo stato della ricerca biogenetica in Italia?

EB – Se si fa l’eccezione di alcune, solite eccellenze (che d’altronde lo sarebbero in qualsiasi altro contesto), definirei l’intera ricerca Italiana in crisi esistenziale. Il problema non e’ piu’ “qual è lo stato della ricerca in Italia”, si è trasformato in “vale la pena fare ricerca in Italia?”. Una domanda a cui né il governo né l’opinione pubblica  danno piu’ una risposta da tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Daniele Trovato

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