Perché nessuno stupra la Kyenge? I post che fanno scandalo
Una poco nota consigliera leghista del padovano, all’anagrafe Dolores Valandro, si è imposta all’attenzione del grande pubblico grazie ad un commento postato su Facebook. <<Ma mai nessuno che se la stupri? Così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?>>.
Il triste augurio è stato rivolto alla neo ministra per l’integrazione Cécile Kyenge Kashetu, già vittima recentemente di attacchi di stampo razzista provenienti da esponenti del medesimo partito. Ironia della sorte, ora che tutti conosciamo la Valandro, il suo profilo sul social network è stato rimosso. I messaggi di solidarietà unitamente alla condanna per le parole della consigliera sono arrivati all’unanimità da tutte le forze politiche, dal premier Enrico Letta e da Giorgio Napolitano. La Lega, tutta, a partire da Roberto Maroni, si è dissociata dai commenti apparsi su Facebook e per bocca del segretario regionale Flavio Tosi, ha annunciato l’espulsione della consigliera dal partito. Tanto è costato alla Valandro cavalcare l’onda mediatica a tutti i costi. La ministra Kyenge ha detto la sua, in un comunicato diffuso sui social network: <<Questo linguaggio non mi appartiene, perché istiga alla violenza, e cerca di istigare alla violenza tutta la cittadinanza. Chiunque deve sentirsi offeso non solo io>>, e ha concluso <<Ognuno di noi ha il suo modo di pensare, ma io non permetto che mi venga imposto un linguaggio e un comportamento violenti>>. Stesso canale comunicativo, due approcci differenti.
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I commenti incriminati sono apparsi sul web in relazione ad un articolo su un caso di stupro a Genova di cui un africano sarebbe il colpevole. Puntale lo spicciolo riferimento è arrivato e per di più in un momento storico in cui il nostro Paese si pone in prima linea nella lotta al femminicidio, ratificando la convenzione di Istanbul e promuovendosi catalizzatore delle politiche europee in materia di violenza sulle donne. Com’è stato più volte sottolineato dai dibattiti parlamentari e mediatici sul tema, il fenomeno va affrontato alla radice cambiando la cultura di genere. Oggi però la cultura passa attraverso la rete e i messaggi poco calibrati arrivano veloci agli utenti, soprattutto se non funzionano. Ora lo sa la consigliera della Lega. In serata sono arrivate le scuse da parte della Valandro che dice di aver parlato in un momento di rabbia. Ma la rettifica lascia l’amaro in bocca se c’è ancora chi continua a lanciare messaggi razzisti e intrisi di maschilismo quando si parla di violenza sulle donne. Alla politica spetta l’arduo compito di mediare e combattere il pregiudizio, niente di più.
di Maria Chiara Pierbattista