Ucciso forse per debiti
L’esecuzione avvenuta a Roma il 28 maggio in zona Tor Sapienza, che ha portato alla morte di Claudio D’Andria, avrebbe come movente i debiti di gioco. Un giro di soldi, legami con l’usura, queste sono le ipotesi fatte dagli inquirenti in queste ultime ore, che hanno portato l’uomo di 62 anni ad essere freddato poco prima delle 7 di mattina mentre portava a spasso i suoi cani.
Per il momento si esclude la pista della criminalità organizzata. L’ex custode e usciere dell’ufficio comunale del municipio di Tor Sapienza era una persona distinta, era da pochi mesi in pensione, aveva solo un piccolo precedente per spaccio di droga. Alcuni testimoni affermano di aver visto un’ombra fuggire, altro elemento che fa pensare a un omicidio premeditato e calcolato, quello avvenuto in Viale Morandi, e che non sia stata una lite estemporanea. L’unica traccia lasciata dal killer è il proiettile, calibro 7,65. Da anni D’Andria era separato dalla moglie, dalla quale aveva avuto una figlia, e ora viveva con l’anziana madre a Viale Morandi. Un’altra morte difficile da spiegare, senza un effettivo movente e senza soprattutto elementi sufficienti per arrivare al colpevole o al mandante di questa terribile esecuzione, fatta così freddamente. Come sta succedendo recentemente per altri casi di omicidio, l’aggiunta di alcuni elementi fondamentali per spiegare le dinamiche dell’accaduto chiarirebbe il mistero di una morte così improvvisa, un testimone chiave che può risolvere la vicenda.
di Cristina Battioli