“The Pills”: le pillole che vi salveranno a suon di risate

Metti un appartamento di studenti in zona Giardinetti, aggiungi un gruppo di amici incasinati affaccendati in storie di vita quotidiana, farcisci il tutto in salsa iperbolicamente comica e irriverente, et voilà! Ecco a voi “The Pills”: pillole di momenti, avventure, conversazioni tra coinquilini un po’ strampalati in cui tutti, tra i venti e trent’anni, si sono riconosciuti almeno una volta. 

Luca Vecchi, creatore insieme a Luigi Di Capua e Matteo Corradini della web-series più in voga tra i giovani choosy d’oggi, ci ha raccontato la sua fabbrica di pillole. 

Tu, Luigi e Matteo: da compagni di studi (e di sbronze) a sceneggiatori/registi/attori di una delle web-series più seguite su YouTube. Come e quando è avvenuta ‘la Trasformazione’? Da dove nasce l’idea di “The Pills”?

Mai stati compagni di studi. Mai studiato. “The Pills” nasce come un contributo alla rivista Dude Magazine; mi avevano appena tagliato la pagina dei fumetti per devolverla agli sponsor, mentre gli altri scrivevano veri e propri articoli. In realtà avevamo un blog chiamato “Oceanomale”. In seguito, con il contributo di Andrea Pergola, riuscii a mettere in piedi la cosa. Di video scemi con Matteo ne facevamo già dai tempi delle medie, passione che poi ci siamo trascinati fino alle superiori. Roba grezza da nastri magnetici HI8 mm e VHS-C. Montaggi con il videoregistratore e cartelli e titoli in sovrimpressione realizzati con fogli e pennarelli. La bestemmia facile era la nostra punchline preferita nonché il picco più alto in termini drammatici. In verità lo è ancora. Ci piacerebbe molto conferirgli un giorno una dignità cinematografica. Ma non come “L’Ora di Religione” di Bellocchio. Si può decisamente fare di meglio. Una punchline che arriva dopo due ore di film risulta un po’ pesantuccia.

Le vostre pillole sono estratti di vita da universitari fuorisede: amicizia, donne, sesso, soldi, problemi e frustrazioni di una generazione incasinata. Quanto c’è di autobiografico e quanto di inventato nei vostri racconti? In cosa si somigliano e in cosa, invece, differiscono Luca Vecchi, Luigi Di Capua e Matteo Corradini da Luca, Luigi e Matteo di “The Pills”?

“Fuorisede” lo dici a qualchedunartro. Tendenzialmente esasperiamo i nostri atteggiamenti… quindi di base siamo pressappoco quello che mettiamo in scena. Non siamo degli attori così abili da poter fingere qualcosa di così dissimile da quello che siamo. Saremmo dei cazzo di geni.

Tante idee e pochi mezzi, ma grazie all’autoproduzione avete dato vita al vostro progetto artistico. Ora la domanda sorge spontanea: praticamente come create una pillola? Qual è il ruolo specifico di ognuno di voi nella realizzazione di un episodio?

Solitamente ci ispiriamo ad aneddoti di vita quotidiana. in ogni pillola c’è una base di verità o comunque un concetto, un insight che prende spunto dalla realtà, o dall’attualità. C’è chi escogita il soggetto, chi lo amplia, chi lo rielabora. E’ un continuo passarsi la palla. Poi mi adopero per far sì che le stronzate prendano vita e diventino in qualche modo “tangibili”. O in questo caso fruibili, come giustamente hai detto tu, con pochi mezzi. Nella maniera meno ignobile possibile.

Nessun filo conduttore per i vostri sketch, ma la massima libertà d’espressione fatta di comicità, no sense, critica d’autore, citazioni intellettuali, satira sociale e di costume. C’è qualche modello in particolare a cui vi ispirate sia per la tecnica cinematografica che per le tematiche (oltre al non troppo celato Jim Jarmusch di “Coffee and Cigarettes“)?

Le fonti di ispirazione sono molteplici e variegate. Da “South Park” alle sit-com d’oltreoceano. Il cinema degli anni settanta/ottanta americano, in termini visivi, è stato molto importante. Poi viene l’animazione, la musica, la letteratura. Tutto è utile, nulla è indispensabile.

A proposito di tematiche, in molti episodi prendete di mira determinate sottoculture, tendenze e mode giovanili, da chi indossa le Hogan a chi legge Fabio Volo, da chi frequenta lo IED a chi cerca sempre la festa giusta nel locale giusto con la musica giusta. Non avete paura di essere etichettati come i soliti artistoidi troppo nerd o di nicchia, per non dire ‘hipster’?

Benvenga. Nicchia uguale cult. Accarezziamo il sogno nel cassetto di forgiare una “Frat Pack” del panorama comico odierno italiano.

Nati e cresciuti sul web, Internet vi ha dato modo di diffondere il ‘vangelo delle pillole’ riscontrando un successo formidabile (decine di migliaia di visualizzazioni su YouTube, per non parlare delle amicizie su Facebook). Continuerete a navigare solo in queste acque e a scartare gli altri media, o vi piacerebbe approdare e colonizzare il grande e/o il piccolo schermo?

Teoricamente a breve dovremmo esordire su Sky prodotti da Ascent e Fandango. Ma non abbandoneremo mai il web. Il sistema di produzione di videomaking e guerrilla resta indubbiamente quello più congeniale.

Dopo il successone della prima serie, sappiamo che ora siete alle prese con la seconda. Come procede la realizzazione delle nuove puntate? Oltrepassato lo scoglio dell’opera prima, ed in più seguiti da milioni di dipendenti da pillole (che vi stanno col fiato sul collo), state affrontando in maniera diversa questa nuova avventura?

Diversa ma affascinante, nonostante i ritmi di produzione, sempre per mancanza di soldi e tempo, siano molto molto serrati.

Qualche anticipazione succulenta per placare la crisi d’astinenza da pills?

Prediciottesimi, bromance e capoeira.

 

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