Intercettazioni stampa in America, il governo sotto accusa
La location è l’America dei nostri giorni. I protagonisti, l’Associated Press, la più importante agenzia stampa Statunitense, il Dipartimento di Giustizia e la Casa Bianca. Il casus belli, una sorprendente fuga di notizie a seguito ad un’investigazione da parte della stampa. Non è la trama dell’ultimo colossal hollywoodiano, ma la stupefacente realtà su cui si stanno confrontando l’opinione pubblica Americana, l’amministrazione Obama, e, in primo luogo, il Procuratore generale Eric Holder – di cui i Repubblicani invocano le dimissioni – e il Direttore dell’Associated Press, Gary Pruitt.
Holder difende l’operato del Dipartimento: «(L’articolo dell’AP) ha messo gli Americani in pericolo, e non è un’iperbole […] Cercare di determinare chi ne fosse responsabile, credo, richiedesse un’azione molto aggressiva». Pruitt, per contro, ha definito l’acquisizione di tabulati telefonici «incostituzionale» e ne ha richiesto la distruzione.
Secondo una denuncia fatta dall’agenzia stampa, nel 2012 i telefoni di alcuni giornalisti sarebbero stati tenuti sotto controllo dal Dipartimento di Giustizia per dare il via ad un’investigazione riguardante la notizia di un fallito attentato da parte di Al Quaeda avente ad oggetto un aereo diretto verso gli Stati Uniti. Il Dipartimento avrebbe intercettato le comunicazioni dell’agenzia per risalire alle fonti di tale scoop, ma, nelle parole delle principali testate Americane, tale iniziativa avrebbe messo in discussione «l’integrità delle politiche del Dipartimento di Giustizia nei confronti della stampa e la sua capacità di trovare un equilibrio tra i propri poteri di Polizia e i diritti dei media protetti dalla Primo Emendamento»; la stessa AP la definisce «un’ intrusione massiccia e senza precedenti», un’azione irrituale che va ben oltre i poteri di vigilanza del Dipartimento.
La Casa Bianca nega di essere coinvolta o a conoscenza delle «tattiche d’investigazione utilizzate», ma rende noto di avere al vaglio un “media shield bill“, un progetto di legge volto a proteggere al contempo la libertà di stampa, l’anonimato delle fonti, e la sicurezza nazionale. Il portavoce Jay Carney ribadisce come il Presidente Obama sia uno «strenuo difensore del Primo Emendamento [la norma che garantisce la libertà di parola e di stampa, ndr] e un fermo sostenitore della necessità che la stampa sia libera nella propria capacità di condurre servizi investigativi e di facilitare il libero flusso d’informazioni». L’obiettivo rimane quello di tutelare e bilanciare il delicato equilibrio tra sicurezza nazionale, diritto d’informazione e diritti civili, e, a questo proposito, il Presidente ritiene che sia essenziale reintrodurre al più presto una “legge scudo per il media“.
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