Dialoghi intorno a un piatto di linguine allo scoglio

 In cucina si scrivono le pagine più importanti di ogni storia. E’ lì che si cresce, si condivide, ci si incontra e ci si rifugia. E’ in cucina che si corre quando ci si sente soli perché lì c’è sempre qualcuno.E’ seduti a tavola che si fanno rivelazioni e promesse, si litiga, si fa pace. A tavola mettiamo dentro cibo e tiriamo fuori noi stessi nutrendoci dell’altro. E’ lì che conosciamo dettagli minuti di chi ci è accanto facendoli nostri. Davanti a un piatto e un bicchiere si svolgono gli attimi più semplici e a volte indimenticabili di ogni vita. E a volte un buon boccone può sciogliere nodi..

 


-Allora vuoi ordinare oppure dobbiamo far notte?

-Porca miseria Paolo stai un po’ zitto. Non eravamo noi donne ad aver sempre fretta ed ansia?

-Assolutamente! Ma non quando si tratta di mangiare. Muoviti su.

Sara era tesa. Le si vedeva dai nervi del collo, erano tirati. Muoveva gli occhi a scatti e in modo meccanico. Evitava lo sguardo di Paolo ruotando intorno al suo senza mai fermarcisi dentro. Aveva sicuramente ingoiato qualche fastidioso rospo che ora stava per sputare fuori. Paolo lo aveva capito dalla mattina, quando lei si era svegliata ed era uscita per andare a lavoro più velocemente del solito. Non aveva neanche fatto colazione preferendo, probabilmente, farla al bar.
Arriva la cameriera.

– Allora per me…
– Due linguine allo scoglio!
– Sei un odiosissimo prepotente!
– Dai Sara!
– Ma guarda un po’…se io avessi voluto qualcosa di un po’ più…
– Più cosa…?
– Ti odio. Vai sempre sul classico
– Io vado sul sicuro
– Hai poca fantasia
– Ora vedi come mi torna la fantasia con questo piatto… Allora come sta andando la tua ricerca?
– Eh…a rilento. In archivio non trovo i dati che mi servono… Ma scusa dobbiamo per forza parlare di lavoro?
– Di cosa dovremmo parlare?

Oh cazzo! Paolo non avrebbe proprio dovuto farla quella domanda. Appena gli era uscita dalla bocca, avrebbe voluto ricatturarla al volo e nascondersela in tasca. Ma ormai era fatta. Sara aveva improvvisamente smesso con entrambe le mani di fare le pieghe alla tovaglia intorno al piatto. Aveva alzato lo sguardo con un movimento più umano e lo aveva fissato finalmente nel suo. Lui la guardava con l’espressione del giocatore che, consapevole di aver sbagliato mossa, vi autorizza con rassegnazione ad agire di conseguenza. Avete presente quando giocate a scacchi, muovete la pedina sbagliata quasi per un automatismo non controllato e proprio mentre state sbagliando vorreste rimetterla al suo posto ma sapete di non poterlo fare perché l’avversario vi ha visto? Bene. Così la guardava. Ma non sapeva che quella donnina bassa e simpatica della cameriera che poco prima aveva preso le ordinazioni al suo tavolo stava per salvarlo servendogli un bollente e gustoso asso nella manica per ricorrere ai ripari in “contropiede”. Sara stava giusto per liberare i polmoni gonfi di parole e aveva iniziato ad aprire la bocca quando… Paolo arrotolato alla velocità della luce un boccone di linguine appena servite, glielo cavò nella bocca zittendola prima che iniziasse ad acquistar terreno.

– Mmmm…vero?
– Sei un grandissimo str…- masticava con gusto Sara – onzo! –irrigidiva i lati della bocca per trattenere una sorriso che non voleva concedergli.
– Te l’avevo detto! Quanto è buono? – anche lui mentre scioglieva sul palato il sapore del mare, ingoiava insieme alla pasta un beato sospiro di sollievo che non poteva palesare.
– Buono, si. – per ogni nuovo boccone guardava nel piatto e arrotolava con cura la pasta ripristinando la lentezza delicata e naturale dei suoi movimenti. I nervi del collo si erano distesi. Paolo la guardava, l’aveva “fregata” ma sapeva di esserci riuscito perché lei lo aveva lasciato fare. Nella sua ritrovata dolcezza era tenera e incredibilmente sensuale. Sapevano entrambi che si trattava di una discussione su una qualche distrazione di lui che si poteva rimandare senza alcun danno.

– Me le rifai a casa?
– Perché? Le stai mangiando ora…
– Voglio che me le fai tu con le tue mani. Come si fanno?
– Mio dio Paolo. E’ semplice, te l’ho già spiegato tante volte.
– Rispiegamelo – quanto piaceva a lui quando lei le “raccontava” le ricette. C’era in lei tutto l’amore di chi parla con passione.
– Padella antiaderente. Olio. Uno spicchio d’aglio
– Lo schiaccio?- faceva domande di cui già conosceva le risposte perché adorava il racconto com’ era stato la prima volta
– Si se vuoi sottolinearne il sapore si. Lo fai “sudare”, poi. Ricordi?
– Si ” la cipolla e l’aglio devono sudare a fiamma bassa e non devono friggere altrimenti si bruciano e la pasta prende un brutto sapore”
– Bravo. Poi metti i pomodorini pachino tagliati a metà. Aggiungi i calamari, gli scampi e alla fine le cozze e le vongole ancora chiuse. Copri e aspetti che si aprano. Non ti far venire in mente di far aprire le cozze e le vongole in un’altra padella e di unirle alla ricetta solo alla fine. Non è la stessa cosa. La pasta non avrebbe lo stesso sapore e lo stessa amalgama.
– Si, ovviamente devo stare attento ad aver fatto spurgare bene le vongole dalla sabbia in acqua e sale.
– Esatto. Non è difficile, se usi pesce fresco e scoli non totalmente ma molto al dente la pasta facendole terminare un po’ di cottura nella padella del condimento a fiamma bassa… è fatta.
– Prezzemolo?
– Alla fine. Fresco. Se ti piace.
– Piccante?
– Idem.
– Tu sei piccante!
– Ma quanto sei scemo?
Sorridono.

 

                                                                                                                            …continua…

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