Suicidio: gli svizzeri che aiutano a morire
Questa non è la storia di un Paese all’avanguardia. Non è neanche la storia di una nazione che corre spasmodica verso la modernizzazione e si rivoluziona tutta d’un fiato. Perchè questa pratica, seppure soltanto origliata nel Belpaese, in Svizzera si fa strada e si insinua da tempi lontanissimi.
Si chiama suicidio assistito, la giustapposizione di due parole che sorprendono, fanno sobbalzare, per non parlare del terzo fattore implicito, quello medico. Suicidio medico assistito dunque, non più la cura per tentare disperatamente di far rimanere in vita un paziente, bensì di aiutarlo a morire.
Diverso dall’eutanasia, che gli elvetici non approvano come pratica rispettosa nei riguardi del genere umano, il suicidio assistito si propone di accompagnare il malato terminale fino ad un certo punto, consegnandogli il mezzo attraverso cui interrompere la vita.
Due gli istituti della morte indolore: la Dignitas nei pressi di Zurigo e l’Exit a Berna. Ma staccare il biglietto per l’aldilà agli stranieri costa caro, diecimila franchi svizzeri (circa ottomila euro) comprese le pratiche e i certificati allegati.
Pertanto non si può morire così, per fare qualcosa di nuovo. E questo sembra essere un cavillo ostico per molti. Infatti, ai duecento suicidi l’anno si aggiungono altrettante richieste che non vengono accolte, perchè non idonee alle prerogative indicate dalla legge, quella legge del 1941 secondo cui non si tratta di reato se non viene fatto per motivi egoistici. Occorre quindi certificare le caratteristiche di una malattia terminale, incurabile o che provochi dolori insopportabili, sia essa fisica che psichica. Essendo poi respinti, è possibile appellarsi ad un secondo e un terzo specialista, che verifichi nuovamente la malattia.
Gli italiani che varcano il confine, a differenza dei tedeschi che rappresentano il carro trainante di un’economia mondiale, sono esigui, circa trenta l’anno, ma la pratica è motivo di grande controversia dopo la dipartita dell’ultimo connazionale, l’ex magistrato calabrese Pietro D’Amico, andato a morire in silenzio, ragione per cui i parenti esigono chiarimenti.
Oltre alla svizzera, il suicidio assistito in Europa è legalmente approvato in Olanda e Paesi Bassi. Gli altri discutono, azzardano ad accennare una proposta di legge: timidamente ci girano intorno, ma sembra essere materia troppo incandescente, da qualsiasi prospettiva la si guardi.
di Nicoletta Renzetti