NEMA PROBLEMA al Teatro Quarticciolo
TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO
Via Ostuni, 8 – Roma
IN PRIMA ROMANA
Fondazione Teatro Due presenta
NEMA PROBLEMA
di Laura Forti
con Giampiero Judica
regia Pietro Bontempo
Venerdì 19 e Sabato 20 aprile ore 21,00 – Domenica 21 aprile ore 17,00
Venerdi 19 alle ore 18 all’interno della Biblioteca Quarticciolo incontro con Laura Forti e Pietro Bontempo
E’ la storia vera di un ragazzo come tanti quella scritta dalla drammaturga Laura Forti e portata in scena dal’attore Giampiero Judica, al suo debutto romano Venerdì 19 aprile al Teatro Biblioteca Quarticciolo, per la regia di Pietro Bontempo.
Nema problema è un urlo contro la guerra a cui l’autrice dà vita in un testo duro e spietato sul conflitto tra serbi e croati del 1992. Una requisitoria cruda e violenta sulla guerra in Jugoslavia, un monologo magmatico e bellico, dal ritmo narrativo incalzante, che penetra la coscienza e inchioda all’ascolto.
L’attore Giampiero Judica, un concentrato di bravura, pathos, sudore e fatica, racconta, anni dopo, quella fase della vita di un ragazzo a soli 23 anni, quando era “un baùscia” , che sognava di essere come il grande fotografo Robert Capa ed invece, per un caso della vita, si trovò a combattere per la Croazia…
Un fiume di parole in compenetrazione totale con il corpo vibrante di spasmi, lo straniamento folle di chi ha l’orrore negli occhi e nelle vene, Nema problema è una verità implacabile sulla stupidità umana che genera le guerre. Il racconto è scandito e interrotto, a volte frenato, dal denso sospiro di un sax, che ispira i ricordi, intrisi di sangue e ingiustizia, di sogni e solitudine, di atroci disillusioni e ferocità umana.
L’imbecillità della guerra si trascina dietro tutto quello che trova. E per colmo d’idiozia animale, riesce anche a essere un condensato di vita pulsante fatta di paura e adrenalina che una volta vissuta si rimpiange anche se non si vorrebbe mai aver vissuto. Una contraddizione che alimenta un fascino potentissimo, una tensione continua verso la morte per esorcizzarla. Nelle età dell’uomo quello stato corrisponde all’incoscienza dell’adolescenza. È successo lì non perché loro sono diversi, né perché cinquecento chilometri ne fanno un altro mondo. Erano una sola nazione e si è spezzato il collante che la teneva insieme. Quanto tempo deve passare per tornare al vivere civile? Questa storia è una storia vera, purtroppo.
Pietro Bontempo
Quello che mi ha colpito in questa storia è stato il “dopo”, quello che è successo quando il mio amico è tornato a Milano: il suo chiudersi in casa a guardare il muro, il suo vedere immaginari cecchini sui tetti delle case, il rifiuto di prendere i farmaci per il bisogno rabbioso di ricordare, il volere che gli altri gli facessero una domanda, che rompessero il muro d’indifferenza e il bisogno di scappare al parco per rinchiudersi in una campana di silenzio. Mi chiedevo, come si fa a riprendere vita e giovinezza, dopo che hai visto la morte e la crudeltà, dopo che hai assistito a quello che può fare di orribile un essere umano ad un altro essere? Non so se una ferita come la sua guarirà mai, non so se sia possibile tornare alla propria vita e salvarsi, una volta che la corazza è forata e il dolore ci ha morso. Che dobbiamo fare quando quello che percepivamo come “lontano” diventa improvvisamente “vicino”? Questo testo non è certo una risposta, è semplicemente la storia di uno come noi, che viveva a Milano e si è ritrovato in Croazia nel 92, che è sopravvissuto al male e che ha cercato di non impazzire suonando il sassofono. Laura Forti
Teatro Biblioteca Quarticciolo
Neraonda –Trousse – Tramartis
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