Non è un paese per donne
Per superare lo stallo dei tre blocchi inconciliabili all’interno del Parlamento e la conseguente ingovernabilità, Giorgio Napolitano ha nominato, sul modello olandese, un gruppo di 10 “saggi”. A loro il tentativo di «formulare su essenziali temi di carattere istituzionale e di carattere economico, sociale ed europeo, precise proposte programmatiche che possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche».
I nomi scelti sono quelli di Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliarello, Luciano Violante per la prima commissione; Enrico Giovannini, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Rossi, Giancarlo Giorgetti, Filippo Bubbico ed Enzo Moaveri Milanesi nella seconda. Dieci uomini, dunque. Secondo un criterio che ricorda vagamente quello dell’antica Grecia coi suoi sette Savi, questi saranno chiamati a delle “osservazioni” utili per l’attività politica. Le perplessità sorte sono tre: l’età media (il più giovane, Giorgetti, è un classe ’66), la provenienza da stagioni politiche ormai trascorse (nessun 5 Stelle tra i presenti), le quote rosa. Assenti.
I nostri lettori, sapranno sicuramente che durante la campagna elettorale ‘Parolibero’ ha realizzato un suo schema di 4 analoghe domande che sono state rivolte ad alcuni politici. Una di queste, peraltro la prima, recitava così: «1 deputato su 5 è donna, 2 donne su 5 lasciano il lavoro per la gravidanza, la violenza dei partner è la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni: c’è speranza che la prossima legislatura ci traghetti una volta per tutte fuori dal medioevo?». Chi è stato intervistato si è espresso più o meno in maniera analoga: Prestagiovanni (PdL), affermò che «quella della discriminazione subdola che spesso nella nostra società si verifica nei confronti delle donne è una piaga che dobbiamo cancellare», Viglianti (Pd) fece notare come «nella prossima legislatura il PD porterà in parlamento il 40% di donne ed è un passo avanti notevole rispetto alla situazione attuale» e Smeriglio (Sel), anticipò che «il 50% della nostra rappresentanza saranno donne e questo è un fatto unico nel panorama politico italiano, ancor di più perché ci sarà una nutrita rappresentanza di donne sotto i 40 anni».
Che in Italia si viva una situazione di tipo “medievale”, come ci permettemmo di esprimere, è un dato di fatto che fu trasversalmente riconosciuto. La nomina di Laura Boldrini quale Presidente della Camera e quindi terza carica dello Stato, era sembrata in merito una grande svolta, applaudita e apprezzata da tutto Montecitorio. Nel momento del bisogno, però, si è finiti per contraddire la definizione stessa di saggio, che secondo lo Zanichelli dev’essere un «esperto al di sopra delle parti, designato per fornire un parere in una questione controversa ed opinabile», senza specificare una eventuale obbligatorietà d’appartenenza all’uno o all’altro sesso. E così mentre Emma Bonino, da taluni indicata come possibile successore di Napolitano ha esternato quanto sia «stravagante che non si siano trovate competenze femminili in campo istituzionale ed economico», sembra quasi profetica la risposta che Borghesi (IdV) offrì alla domanda sui generi del nostro speciale: «la sensazione è che i diritti delle persone e i diritti civili in genere siano considerati da una parte della politica come qualche cosa di residuale, di cui occuparsi solo quando si verificano casi clamorosi e di forte impatto sull’opinione pubblica. E’ giusto sperare ma non ne sono troppo convinto».
Vogliamo riprovarci: «c’è speranza che la prossima legislatura ci traghetti una volta per tutte fuori dal medioevo?»
di Mauro Agatone