Non sai mai cosa può succedere in una camera d’albergo
Al Teatro Trastevere fino al 31 marzo è in scena la commedia pulp Room 23 – paura e delirio dal buco della serratura, di Francesca Romana De Berardis per la regia di Mario Schittzer. Due donne, pazze e fatte si nascondono dentro una camera d’albergo dopo un incidente stradale. Sono sexy ma un tantino trash con la minigonna in pelle, stivali alti e cappotto rosso.
Irrompono all’improvviso sul palcoscenico ed è così che comincia Room 23, una commedia al di sopra di ogni sospetto. Il titolo infatti fa presumere tinte horror; quando si nominano motel e stanze d’albergo la mente di chiunque si imbatte nei lunghissimi corridoi dell’Overlook Hotel o nelle vasche da bagno insanguinate. Più che la “paura”, è il “delirio” a far da padrone e le citazioni cinematografiche sono d’obbligo ma decisamente spostate su un altro genere.
Le protagoniste infatti possono essere considerate la versione femminile di Vincent Vega e Jules Winnfield. Hanno una pistola fucsia e un beauty case pieno di cocaina, non sono alla ricerca di una valigetta ma solo di se stesse…e intanto si perdono. Si perdono tra azioni folli, assurde scommesse, discorsi logorroici. Nonostante la scenografia povera, l’inarrestabile energia delle attrici interpretate da Francesca Romana De Berardis e Livia Saccucci richiama le migliori pellicole pulp del cinema contemporaneo hollywoodiano. A riecheggiare questo stile sono anche i due personaggi maschili: un ignaro baldo giovane, che credendo di aver svoltato la serata rimorchiando una delle protagoniste subisce linvece le sue frustrazioni, e lo sfortunato cameriere Ted, tenero e psicolabile, sicuramente il più simpatico, interpretati da Matteo Bartoli e Bruno Pietro Monico.
I quattro innescano un vortice di discorsi irrazionali. Gli spettatori si divertono, gli sbalzi d’umore dei protagonisti sono il punto di forza dello spettacolo e creano leggera tensione e curiosità sull’esito finale, che però scivola verso toni più blandi e riflessivi. Si ha la sensazione di essere in attesa dell’esplosione di una bomba che proprio all’ultimo secondo viene disinnescata. Ognuno tiri il proprio respiro di sollievo, ma in questo caso forse avremmo preferito le scintille.