Aspettatevi tutto, non aspettatevi niente: la musica dei Sycamore Age
Giovedì pomeriggio, serata da organizzare, si prospettano due possibilità: le proposte da club di inizio week end o un concerto di musica alternative. Osservo con poca convinzione il nome della band, Sycamore Age, leggo, mi informo, ma è la musica a decidere, amore a primo ascolto. Sono loro che andrò a sentire stasera.
Arrivo all’Angelo Mai appena in tempo. Sono da poco passate le undici, hanno cominciato a suonare, parte il secondo brano, inizio a godermi le note di Binding Moon; i componenti del gruppo indossano abiti anni ’60, alcuni sono a piedi scalzi, l’atmosfera è calda, intima, quasi surreale. I Sycamore Age sono tutti polistrumentisti, danzano, scattano, meditano, passando dal bourzuki alla viola elettrica, dalla wuvuzela al theremin, uno dei primi strumenti che ha spianato la strada alla musica elettronica, in grado di produrre il suono tramite la semplice emissione di onde elettromagnetiche modulate dal movimento delle mani nell’etere libero. Il pubblico è entusiasta, ogni brano un’interpretazione viva, composizione armonica degli elementi anche nei deliri più psichedelici; “Heavy Branches” sussurra, nel silenzio, Francesco Chimenti (voce della band), perché il silenzio è totale, gli occhi tutti per lui, mentre i tamburi suonano bassi e le prime note si levano. Il tempo vola, è mezzanotte, la carrozza diventa zucca e i sette cavalieri, dopo un selvaggio combattimento rock strumentale, abbandonano il palco. I fan rimangono senza fiato, è breve il tempo, subito si riprendono, ne vogliono ancora, chiedono il bis. Si fanno attendere qualche minuto, poi è il momento di una melodia struggente, anima e corpo che lentamente prendono forma. Interviene, nostalgico, il suono di una tromba, il brano sempre più contaminato, sempre più jazz. Prima di lasciarci, i Sycamore Age ci dedicano Astonished Birds, la sua atmosfera surreale e quell’aria così circense da lasciarci tutti un po’ spiazzati.
I Sycamore Age sono un gruppo aretino di indefinita e varia natura: progressive rock psichedelico, dai deliri garage noise alle stridenti melodie grunge; il progetto nasce all’inizio del 2010 dall’incontro tra Stefano Santoni (produttore artistico) e Francesco Chimenti, cui si aggiungerà poco dopo anche Davide Andreoni (contrabbasso elettrico). Durante il concepimento e lo sviluppo del loro primo album, al gruppo si sono aggiunti altri quattro elementi: Giovanni Ferretti, Samuel Angus Mc Gehee, Nicola Mondani, Franco Pratesi. Nel 2011 si sono classificati secondi su cinquecento all’Upload Festival di Bolzano, attirando l’attenzione di Paul Cheetham, direttore artistico del Popkomm, festival cui hanno partecipato con due date a Berlino. Le note senza tempo di cui si fanno grandi interpreti emozionali me le sono portate a casa con il primo album del gruppo, l’omonimo Sycamore Age. Vivamente consigliato.