Le gesta dell’Iliade viste da Cassandra

Diversi tempi e culture possono essere rievocati attraverso Cassandra, spettacolo tratto dal testo della scrittrice tedesca, scomparsa poco più di un anno fa, Christa Wolf e interpretato da Valentina Martino Ghiglia. Al Teatro dell’Orologio di Roma fino al 24 marzo per ricordare al pubblico gli orrori della leggenda universale della guerra di Troia anche attraverso varie attualizzazioni.

Al di là delle epiche gesta dei valorosi e temerari combattenti dei due fronti della guerra più cantata e conosciuta al mondo, molte storie di personaggi secondari hanno preso vita per divenire protagoniste di opere di diversi autori come per esempio quella dell’amore tra uno dei figli del re Priamo, Troilo, e la figlia dell’indovino Cavalcante, Criseide. Questa è stata narrata inizialmente da Giovanni Boccaccio in Filostrato che, a sua volta, influenzò due grandi della letteratura classica inglese come Geoffrey Chaucer e William Shakespeare rispettivamente in Troilus and Criseyde e in The tragedy of Troilus and Cressida, fino a giungere a rifacimenti più moderni della guerra vera e propria esemplificati dal testo Omero, Iliade del nostro Alessandro Baricco. Christa Wolf invece ci ha proposto la storia di Cassandra, figlia di Priamo, amante di Enea, sacerdotessa di Apollo e, infine, prigioniera di Clitennestra ed Egisto; quest’ultima situazione è quella dalla quale parte la scrittrice tedesca nella sua narrazione e quella che l’attrice romana ci fa rivivere attraverso la sua struggente interpretazione.

Una donna importante per la società troiana fu Cassandra, figlia del re di Troia, grande sacerdotessa, facente parte del potere politico e dotata del dono della veggenza, una qualità così provvidenziale da una parte, ma deleteria dall’altra; gli sviluppi della storia hanno fatto trionfare questa seconda faccia della medaglia, considerato che gli unici effetti di questo dono, per Cassandra, furono la conoscenza degli inganni, dei soprusi e dei falsi pretesti per iniziare una guerra ai quali però la donna nulla poté contro. E il suo monologo è contornato da pensieri, ricordi e valutazioni di quanto infima, egoista e ingiusta sia la natura degli uomini i quali, per salvare le apparenze e per rincorrere i loro desideri di potere risultano essere pronti a tutto, anche alla rovina di un popolo. Un inno dunque conto la guerra, la violenza e che pone in primo piano la lotta per la liberazione femminile, quella per raggiungere una posizione che vada oltre l’essere considerata un contornamento della società e una fonte di desiderio per gli uomini. Cassandra purtroppo non riesce nel suo intento di evitare la guerra, ma rappresenta un esempio adattabile ai nostri tempi, i quali non mancano di aspri conflitti o di lotte di potere, ma dove si spera che la coscienza morale, rappresentata in pieno dalla protagonista di questa storia, possa prima o poi trionfare sulla vanità del potere, sul bisogno di vincere che, anche ora, si associa al mondo maschile.

 

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