Governo vacante, quanto ci costi

Lo stallo politico che l’Italia sta vivendo ha un costo decisamente alto: crollano le quotazioni di mercato, le aziende sono prive di sostegno e la disoccupazione cresce. Se continuiamo a oscillare sul filo di questo non-governo il futuro potrebbe essere ancor più grigio del presente.

Qualcuno aveva detto che in fondo non ci importa niente dello spread, che più che dell’Europa dobbiamo occuparci del nostro bel paese ma, oltre al fatto che questa autoreferenzialità è un’anacronistica sciocchezza, questo paese non si sta occupando nemmeno di se stesso. Perso com’è tra beghe di partito – e di movimenti – si sta dimenticando che oltre alla guerriglia politica ci sono immense paludi di difficoltà economiche e sociali di cui è necessario occuparsi immediatamente. Gli ultimi dati Istat ci dicono che nel IV trimestre del 2012 il numero degli occupati è sceso dello 0,6% su base annua. A gennaio 2013 il tasso di disoccupazione è salito all’11,7%, con un +0,4 punti percentuali rispetto a dicembre e contestualmente diminuiscono in maniera progressiva i posti vacanti nelle imprese. Nel 2012 il PIL è in calo del 2,4% rispetto al 2011. Numeri che non fanno affatto sorridere e che il resto del mondo non può ignorare.

Il Financial Times scrive che “i politici italiani dovrebbero stare più attenti all’affidabilità creditizia”. Già venerdì scorso l’agenzia Ficht ha declassato il rating sull’Italia, facendola uscire dalla categoria A. Che cosa significa tutto questo? Che l’Italia sta pagando cara la situazione di immobilità politica in termini di titoli pubblici e quotazioni di mercato. Significa che abbiamo problemi urgenti a cui rispondere, decisioni che vanno prese, politiche che vanno messe in campo perché le aziende e i cittadini chiedono risposte per arrivare a fine mese. Queste risposte però non le sta dando nessuno perché, a due settimane dalle elezioni, siamo ancora senza un’ombra di governo, con un PD che non ha piena maggioranza e ha bisogno di un alleato che non c’è: Berlusconi e il Pdl risultano inaccettabili, Monti e i suoi non sono sufficienti per raggiungere la maggioranza necessaria e Grillo sbatte continue porte in faccia a qualunque accordo. E allora si temporeggia, ma non sembra che possiamo permettercelo.

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dà voce all’appello delle forze produttive e chiede che venga sbloccata al più presto almeno una parte dei pagamenti che la Pubblica amministrazione deve alle imprese, affinché non soccombano. Chi e quando si degnerà di farlo resta un mistero. Sempre il Financial Times ci ammonisce affermando che “il continuo stallo politico in Italia rappresenta la nuvola più minacciosa che grava sui mercati azionari di tutto il sud Europa”. L’Italia è già stata rimandata, non può permettersi di perdere un altro anno, per questo le fazioni in Parlamento hanno il dovere di scendere dalla rocche delle proprie ideologie e posizioni e assumersi il rischio e la responsabilità di sedersi seriamente a un tavolo di lavoro.

di Francesca De Leonardis

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