La mostra fotografica di Silvio Balestra al Chiostro del Bramante

Tre volte C, ovvero Creatività, Concettualità e Contemporaneità. Queste le parole chiave della mostra fotografica 3C di Silvio Balestra in esposizione fino al 4 aprile nella suggestiva cornice del Chiostro del Bramante a Roma. 80 le fotografie del pluripremiato artista triestino, curate nell’esposizione da Giovanni Faccenda e suddivise nella loro naturale contestualizzazione espressiva.

Si passa dalle Antitesi, dove la contrapposizione tra bianco e nero, positivo e negativo, luce e ombra rappresentano (seppur astrattamente) la dicotomica natura umana. Curiosa tra queste l’opera Eclissi Neuronale (2007) dove da un’opera completamente nera fa capolino un lembo di speranza cromatica, un tenue grigio che rappresenterebbe la capacità dell’uomo di sovvertire anche le più cupe aspettative esistenziali e ristabilire un equilibrio di luce e ombra nella propria vita. Speranza che si mescola ad una nuova ridefinizione dei concetti di spazio interazionale: quante prospettive può avere un oggetto che appartiene al nostro quotidiano? Nella collezione intitolata Confronti Balestra gioca con i chiaroscuri che naturalmente filtrano attraverso le listarelle di una veneziana, ora ripetendole in maniera compulsiva su un’unica superficie ora sfumandone i contorni.
La parte che però potrà risultarvi più interessante (e forse meno astratta) è la collezione di Concepts: partendo da un accidentale errore di stampa occorso durante l’elaborazione di uno dei suoi lavori astratti, l’autore si è ritrovato tra le mani un’opera primordiale, plasmabile senza ulteriore ausilio di tecniche digitali. Era il concept one, un big bang (così viene definito dallo stesso autore) artistico da cui si è sviluppato un nuovo filone d’indagine: fondali marini, paesaggi verdeggianti, suoli lunari e molte altre ricostruzioni elaborate prima in formato A3 e poi in A4.

Una collezione che, nonostante la collocazione subalterna alle meraviglie fiamminghe di Brueghel (questa fino al 2 giugno 2013), merita comunque una visita. Non si garantisce alcuna sazietà artistica al termine di questo viaggio nell’astrattismo concettuale, ma almeno vi sarete tolti la curiosità di vedere ciò che immagini digitalizzate e manualmente rielaborate possano (o meno) comunicare. Astrattamente parlando, s’intende.

Qui le informazioni sulla mostra presso il Chiostro del Bramante di Roma

Qui invece il sito ufficiale dell’artista

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