Elio Superstar

“Sanremo si sta elioelestorietesizzando, come dimostra il materiale eterogeneo di questa edizione. La presenza di tutto lo spettro musicale mescola i geni e migliora la specie”. Sante parole queste di Rocco Tanica, tastierista degli Elio e le Storie Tese.

Gli Elii dopo diciassette anni di assenza ritornano sul palco dell’Ariston sbaragliando tutti e facendo incetta di premi. Secondi nella classifica generale (troppo banale per loro un primo posto), vincitori del più ambito Premio della Critica “Mia Martini”, del Premio Sala Stampa Radio Web e Tv “Lucio Dalla” e di quello per il Miglior Arrangiamento. Meglio di così non si poteva, e come aspettarsi diversamente da loro.

Band atipica, con influenze che vanno da Frank Zappa agli Skiantos, gli Elio e le Storie Tese salgono alla ribalta nazionale nel 1996 arrivando secondi (allora come oggi) al Festival di Sanremo con la scanzonatissima “La Terra dei cachi”, che si aggiudica in più anche il Premio della Critica. Da lì in poi una ascesa continua, che li ha portati nuovamente sul podio della kermesse canora più famosa d’Italia. “Avremmo accettato al limite il terzo posto, però il secondo è molto grave. Non vorremmo essere etichettati come i Toto Cutugni del XXI secolo” – Stefano Belisari (in arte Elio) scherza così sulla sua quasi vittoria – “Il paragone con diciassette anni fa era inevitabile, temevo non ci fosse l’effetto novità. Questa nuova partecipazione alla fine è stato uno stimolo per mettere in circolazione ispirazioni e idee nuove che altrimenti non avremmo realizzato. Alla fine penso che sia una sfida vinta”.

Come non dargli ragione: quest’anno ci hanno effettivamente regalato le performance più esilaranti e travolgenti del Festival, già a partire dalla prima serata, quando hanno calcato il palco travestiti da ingenui chierichetti per presentare il loro primo pezzo “Dannati forever”. Tanta ironia che sa di sberleffo alla religione nostrana, ma che sotto sotto (e nemmeno tanto) nasconde una grande satira alla società moderna, agli stereotipi, ai luoghi comuni, al vivere e pensare dell’italiano medio. Poi, il colpo di genio con il secondo brano, “La canzone mononota”, costruita per l’appunto solo sul do. Un capolavoro travestito da canzonetta, quattro minuti di difficoltà enormi, virtuosismi da pochi e gradevolezza immediata, con un’esibizione geniale che ha meritato un’ovazione da parte del pubblico e una pioggia di plausi dalle varie giurie. E come non parlare della serata Sanremo Story e dell’accoppiata vincente Elii – Rocco Siffredi? Una miscela esplosiva che parte con il romanticismo di Prevert interpretato dalla pornostar, per finire con la band che con teste giganti, fronti altissime e mini-strumenti canta una versione tutta loro di “Un bacio piccolissimo”. Genio e ironia come sempre, elementi che sigillano la vittoria morale di un gruppo che l’Ariston non dimenticherà facilmente.

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