Una stanchezza che non convince
«Se un Papa si rende conto che non è più in grado fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi». Questo diceva Benedetto XVI nel suo libro-intervista Luce del Mondo, nell’anno 2010.
Duecentosessantacinquesimo Pontefice nella storia della Chiesa cattolica, Joseph Ratzinger è, per uno strano gioco di numeri, il settimo tedesco e il settimo ad abdicare.
Tuttavia, pare si tratti di una decisione già stabilita o per lo meno prevista: il fratello Georg annuncia che era già «stato messo al corrente», l’Osservatore romano, tramite le parole del suo direttore Giovanni Maria Vian conferma che «la decisione è stata presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere» e l’arcivescovo Bregantini ricorda un incontro in cui il Pontefice ammise le stanchezze con un laconico «non ce la faccio».
Le influenze dei casi scottanti di questo 2012 potrebbero aver avuto anch’esse un ruolo primario nella decisione finale: lo scandalo IOR, i dati Vatileaks, i casi di pedofilia e le numerose critiche ricevute per le posizioni conservatrici sono state vere e proprie spine nel fianco; senza contare quello scoop che un anno fa parlava di complotto per attentare alla vita del Pontefice. Un anno, quello volto a termine, decisamente non semplice per il Pastore tedesco ed una decisione, quella finale, sulla quale magari ha influito non solo l’umana e naturale stanchezza. Va ricordata effettivamente, l’eredità – pesantissima – di Karol Wojtyla: Papa del rinnovamento, buono, carismatico, amato dai credenti e rispettato dai laici fino alla fine, del quale, quando nel 2002 stava male, l’allora Cardinal Ratzinger disse che se «il Papa vedesse di non poter assolutamente farcela più, allora sicuramente si dimetterebbe». Fa riflettere anche il pensiero di Roberto Saviano, che non preclude la possibilità che si tratti di una scelta politica in vista del voto, tesa a «mostrare la fragilità della Chiesa per chiedere compattezza al voto cattolico».
Molti di questi interrogativi, verranno probabilmente dipanati al momento della prossima fumata bianca in Vaticano, prevista per marzo. Il toto-successore è già infatti in atto. C’è chi sostiene che il successore di Ratzinger sarà africano, realizzando quella svolta epocale del “Papa nero” che già fu auspicata 8 anni fa. In corsa vi è tuttavia anche un italiano: il Cardinale di Milano Angelo Scola, ciellino rinnegato ed ex insegnante di filosofia di alcuni politici d’area cattolica, come Formigoni e Buttiglione.