Rugby, un’Italia mai vista supera la Francia
La giornata da ricordare e da raccontare, quella che indelebilmente si insinua nella mente di un uomo per non andar più via. Gli azzurri del rugby vivono il loro sogno più bello nella cornice dell’Olimpico in una tiepida domenica romana di febbraio, i francesi, con quell’aria un po’ snob che noi percepiamo e che fà tanto antipatia, tornano a casa sconfitti e ridimensionati, consci di aver perso contro veri atleti.
Italia-Francia del Sei Nazioni termina 23-18 per i nostri, ma poteva finire in qualsiasi altro modo per come è stata giocata e per quanto le due squadre hanno corso. I primi minuti del match vanno probabilmente annoverati come i più straordinari mai giocati dagli azzurri, ritmo impressionante e gioco corale che hanno messo al tappeto i transalpini stranamente timidi e probabilmente sorpresi da tanta veemenza. McLean al quinto minuto è un fulmine mentre Orquera è semplicemente geniale, facile per il capitano Parisse fare meta ed evocare quel “Francia, non ci fai paura” da lui pronunciato alla vigilia. La reazione dei transalpini è nella meta di Picamoles, che trova tenue resistenza dalla difesa azzurra, ma Orquera, stanco dei paragoni con il suo leggendario predecessore Dominguez, decide che è il momento di dimostrare il suo valore e con un drop ed un piazzato lancia l’Italia sul 13-5. Da quel momento la Francia decide di giustificare il suo titolo di vicecampione del mondo e negli azzurri si fa strada il terrore di assistere ad un film già troppe volte vissuto, giocar bene ed andare in vantaggio per poi perdere con onore. Così i francesi volano trascinati da un’inconsueta rabbia agonistica e chiudono un primo tempo meraviglioso in vantaggio per 15-13.
La ripresa comincia con i nostri molli ed a corto di energie, Michalak, da autentico avvoltoio, ne approfitta e porta i Blues sul 18-13. Sembra la fine del sogno e l’ennesima occasione mandata al diavolo, ma quest’Italia ha risorse importanti anche in panchina, cominciando proprio dal commissario tecnico Brunel che azzecca i cambi e ribalta la partita. L’azione parte ancora dalle mani del capitano e trova il suo soave epilogo oltre la linea francese, dove l’ovale è trascinato da quel portento di Castrogiovanni, Orquera, a sua volta, trasforma e l’Italia va in vantaggio sul 20-18. I galletti, arrabbiati ma poco lucidi, provano a costruire qualcosa di importante, ma questi azzurri non hanno alcuna paura e trovano con Burton il drop del definitivo 23-18. Da lì alla fine si attende il fischio dell’arbitro con il cuore in gola, l’Italia sperimenta un catenaccio di pallonara memoria che dà i suoi frutti ed esulta per un’impresa sognata, cercata e raggiunta con tutto ciò che un uomo può avere dentro, adesso via ai festeggiamenti e che la gloria non sia effimera.