Ingroia sulla Boccassini: “Non dico quello che Borsellino pensava di lei”
Volano parole grosse tra il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, e Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile: la polemica, divampata nella giornata di ieri, ruota intorno alle figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – anche se la mafia, stavolta, non c’entra.
Lo scontro ha avuto origine da alcune dichiarazioni di Ingroia sulle reazioni alla sua candidatura politica: «Le battute e le velate critiche espresse da alcuni magistrati per la mia decisione di candidarmi sono un copione che si ripete», aveva detto, «fu così anche per Giovanni Falcone». Un confronto, quello con il magistrato scomparso, che la Boccassini non ha molto gradito: a Tg La7 si è detta sconcertata di come avesse potuto paragonare la “sua piccola figura di magistrato” a quella di Giovanni Falcone, sottolineando che “tra loro esiste una distanza misurabile in milioni di anni luce”.
Ilda Boccassini non è stata l’unica a risentirsi. Le dichiarazioni di Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci, sono arrivate in giornata puntuali e dirette, raccogliendo in poco tempo numerosi consensi: «Non permetto a nessuno di parlare di Giovanni per autopromuoversi a livello politico», ha infatti tuonato. Quando si dice “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”: la querelle tra i due magistrati ha sollevato un vespaio, su cui in parecchi si sono sentiti in diritto di metter bocca. Il candidato Pd Pietro Grasso – già procuratore nazionale antimafia – dagli studi di Agorà su Rai Tre ha detto di ritenere inopportuno il parallelismo tra Ingroia e Falcone, considerando le numerose esperienze poco felici che quest’ultimo affrontò anche prima dell’attentato finale. Anche il governatore della Puglia Nichi Vendola si è detto colpito dalla vicenda: «La lacerazione di una storia quale quella dell’antimafia, che non è mai una buona notizia. Non è bene usare l’antimafia come una bandiera di fazione». Antonio Ingroia, dal canto suo, non si è lasciato passare la mosca per il naso. La querelle è proseguita in serata con l’ospitata a Ballarò: «La Boccassini non ha letto le mie dichiarazioni, io ho detto cose diverse», ha tenuto a precisare, «non mi sono paragonato a Falcone. Alla Boccassini dico che prima di sparare a zero è meglio informarsi». Ma ce n’è per tutti: Ingroia ha invitato allo stesso modo anche “la signora Maria Falcone, con tutto il rispetto per il cognome che porta” a informarsi “prima di parlare”. E ha attaccato: «Io non ho mai usato il nome di Giovanni Falcone per i voti. Lei invece si, quando si candidò per prendere il seggio al Parlamento europeo e non venne neppure eletta».
Ma non è finita qui. «I suoi personali giudizi su di me non mi interessano e alle sue piccinerie siamo abituati da anni» ha detto il leader arancione riferendosi al procuratore aggiunto di Milano, concludendo, «mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo». Una stoccata al vetriolo che nessuno ha gradito: una totale mancanza di buon gusto, e un passo falso, sicuramente, in una campagna elettorale già scivolosa. «Contino entrambi fino a 30 prima di aprire bocca e lascino il nome di mio fratello fuori da questa campagna elettorale». Questo infatti il commento di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, presidente dell’associazione antimafia Agende Rosse; «il mio amico Ingroia ha già detto una parola di troppo, il suo intervento è stato fuori dalle righe. […] alimenta una polemica che sarebbe meglio sopire. Antonio dovrebbe evitare di riferire cosa avrebbe detto una persona che è morta». In primis, perchè non potrebbe smentire. E anche perchè, ci ricorda, «mio fratello non è mai entrato nelle campagne elettorali, non c’è mai voluto entrare e non ci vorrebbe certo entrare da morto».