La svolta in Mali: presa Timbuctu
In Mali la situazione si fa ormai sempre più tragica e di difficile risoluzione, come testimoniano gli ultimi avvenimenti. Sullo sfondo, emergono alcuni degli annosi problemi che la guerra porta con sé, come quello dei diritti umani.
Pare infatti che le truppe del Mali si siano rese protagoniste, in alcune zone, di vere e proprie esecuzioni sommarie, senza pietà. E così, mentre si sviluppa il problema profughi e rifugiati politici e mentre i combattimenti continuano inesorabili, c’è chi decide, fortunatamente, di tirarsi indietro. Della gravità delle cose se ne sono resi infatti conto gli uomini del Movimento islamico dell’Azawad (Mia), un nuovo gruppo di tuareg, secessionista, che tramite un appello lanciato congiuntamente a Parigi e Bamako ha invocato la fine delle ostilità nelle regioni di Kidal e Menaka, prendendo inoltre le distanze dal terrorismo.
Le notizie che vengono dal fronte, tuttavia, riportano un bilancio che sembrerebbe attualmente positivo. Secondo Hollande si sta «vincendo la battaglia in Mali». Infatti, dopo la ri-conquista di Gao, a seguito anche dei raid dei cacciabombardieri francesi e degli interventi via terra delle congiunte truppe di Mali, Ciad e Niger, sembra che si sia riusciti a scardinare anche la roccaforte di Timbuctu, uno dei punti chiave del dominio islamista in Mali e luogo simbolo della regione. La città, che da giorni era senza acqua potabile, servizi telefonici e luce, sembrava destinata a diventare l’oggetto di un lungo contenzioso che, a dire il vero, è stato risolto in meno di una notte con l’ingresso trionfante dei francesi. Pare che, nonostante vi siano ancora militanti in zona, non vi sia stata alcuna resistenza da parte dei jihadisti, tanto che le forze maliane e francesi in una giornata sono riuscite a mettere sotto scacco tutte le porte d’accesso alla città, terrestri ed aeree.
Prima di fuggire via, sembra però che i ribelli siano riusciti a dare alle fiamme il palazzo dell’Ahmed Baba Instiute, centro di documentazione e ricerca importantissimo nel quale erano conservati molti libri antichi, oltre a un numero di manoscritti ascrivibile a circa 18mila unità. Non è dato sapere se l’azione abbia preso spunto da un’opera di distruzione della cultura à la Fahrenheit 451 né se i jihadisti conoscano l’opera di Ray Bradbury, ma dà da pensare quanto grave sia in sé l’attacco ad un patrimonio storico e culturale d’ineguagliabile importanza per la storica città nonché per il paese tutto. La costruzione del palazzo, fu infatti approvata ed appoggiata dalla stessa Unesco negli anni ’70, e l’opera pare sia stata terminata solo da pochi giorni, come ha tristemente confermato lo stesso sindaco di Timbuctu. Che possa essere un metaforico guanto di sfida?