Ignobili noti in lista Pdl

La forza con la quale la cittadinanza ha preteso liste elettorali pulite ha costretto anche il Pdl a qualche compromesso. Ma niente panico, una bella schiera di impresentabili ha trovato comunque posto nelle liste e resta roccaforte del partito.

Che una persona indagata o processata non sia la più adatta a sedere in Parlamento e impegnarsi a guidare il Paese pare cosa ovvia, però è stato necessario ribadirlo con forza per costringere il Pdl a qualche taglio. Certo Berlusconi non ha nessuna intenzione di uscire dal partito da lui creato e dai circuiti della politica, allora ha inforcato gli occhiali e ha cominciato a fare addizioni e sottrazioni tra voti presi e voti persi per calcolare chi dei suoi amici era necessario far fuori.
Il primo a essere nominato è stato il caro Nicola Cosentino che, accusato di essere referente del clan dei Casalesi, diventa vittima sacrificale ma, a detta di Berlusconi, è bersaglio innocente di una magistratura politicizzata. Sebbene sia una brava persona la macchina del fango avrebbe fatto diminuire il consenso del partito, e allora zac, fuori.

Secondo nome impresentabile: Marcello Dell’Utri, che su Radio24 non si è vergognato nel dire che Berlusconi ha sbagliato i suoi conti e che lui di elettori ne avrebbe portati perché “un milione e mezzo di delinquenti che mi avrebbero votato ci sono”. È tardi ormai per i ripensamenti ma a fare le sue veci in Parlamento ci sarà il suo storico braccio destro, Simone Crolla, posizionato al settimo posto nella circoscrizione Lombardia 1, piazzamento che gli assicura Montecitorio. E la questione è sistemata.

A questo punto restavano solo un paio di tangentine da pagare, il posto in lista promesso a due esemplari politici di quelli che rischiavano l’estinzione, due liocorni, come li ha definiti Matteo Renzi: Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. Pur non avendo fedine penali macchiate, i due possono essere ugualmente annoverati tra gli impresentabili se la nostra memoria non è troppo corta. Non fu eroico il voltafaccia dei due che il 14 dicembre 2010, giorno del colpo di mano di Fini, dalle fila dell’Italia dei Valori votarono la fiducia al centrodestra per salvare il governo e le loro poltrone. La loro carriera politica poteva finire così ma ecco che arriva il momento della ricompensa e saltano dal nulla due posticini in Abruzzo. Gli Abruzzesi insorgono: oltre al conterraneo Razzi, accollarsi anche la banderuola messinese sembra davvero troppo. E allora l’offerta definitiva è: Razzi quarto in lista in Abruzzo e Scilipoti sesto in Calabria, entrambi per il Senato. Rebus sic stantibus i due non ce la faranno, i sondaggi non lasciano presagire l’eventualità che il Pdl ottenga il premio di maggioranza, ma di più il Cavaliere proprio non poteva. Che si accontentino, il momento è delicato e la crisi colpisce tutti.

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