Gedeone vola al Teatro Playgramul di Roma

Succede anche ai migliori blogger o social-filosofi moderni di arrivare ad un punto della propria esistenza in cui il mondo appare piatto, senza più stimoli. In quell’attesa di un qualcosa che ci desti dall’apatia, i sentimenti, le persone, le occasioni potrebbero sfuggirci come lampi distratti fuori la finestra. I tuoni però, sono lì a ricordarci dell’esistenza delle piccole cose, impedendo che quei lampi balenino invano.

Gedeone, spettacolo della compagnia Topi Dalmata di Siena andato in scena presso il Teatro Playgramul di Roma, racconta la storia di Ada (Margherita Fusi), una blogger di successo intrappolata nel buio della propria esistenza. In una delle sue rarissime incursioni nel mondo reale trova un uccellino ferito vicino l’ingresso di un supermercato. E’ il piccolo Gedeone (Lapo Botteri), temerario rondone che rischia di morire per un volo andato male. Ada decide di prendersene cura, di rimetterlo in sesto ed insegnargli pian piano a volare. Cibo, acqua, cure e tanto affetto sembrano funzionare, e tra i due nasce un’intesa. Ada sembra aver ritrovato la voglia di vivere, mentre Gedeone è sempre più intenzionato a spiccare di nuovo il volo. Chiedere aiuto è sacrosanto, ma che succede quando ci si aggrappa troppo a qualcun’altro per ritrovare se stessi?
Nato inizialmente come monologo, poi evoluto in dialogo umanizzato tra i protagonisti, la vicenda di Gedeone si ispira ad una storia vera. Ada e “Gede” volano sul testo di Alberto Massi con pacata disinvoltura, complice l’essenziale scenografia suburbana che obbliga ad ampi spazi di fisicità espressiva. Il coraggio e la resa diventano i poli di una modesta riflessione sui sentimenti umani, che però rimane offuscata dietro dialoghi colorati di surrealismo. Uno spettacolo che prova, lungo tutti i 60 minuti, a sovvertire quel rapporto di compassionevole amore e dedizione tra essere umano e animale ferito: Gedeone che diventa l’esigente baricentro di ogni attenzione e Ada che non riesce a sottrarsi al fascino di poter decidere del destino di qualcuno. L’eroina graffiante e ribelle che, senza accorgersene, scivola pian piano nella debolezza dei sentimenti.
Metafora dell’amore o moderna rielaborazione del celebre romanzo di Sepúlveda?

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *