Tim Burton (ri)dà vita a Frankenweenie

È il 1984 e Tim Burton consegna un lungometraggio alla Disney, ma incassa una delle prime batoste che – se il risultato è quello che noi tutti conosciamo – lo hanno portato a esser quel genio ribelle che oggi rappresenta il cinema dark alternativo.

È il 2013 e Tim Burton torna alla Disney riproponendo il film d’animazione intitolato Frankenweenie. Lo hanno definito “Uno dei vertici più alti (e personali) del cinema di Tim Burton”, forse per la capacità di arrivare all’omogeneità partendo dalla diversità o per la sensibilità; forse per lo stile inconfondibile che affianca temi comuni e quotidiani, ma anche audaci e insoliti, a dir poco “svitati”, e rappresenta parabole gentili e malinconiche, mondi personali e acco¬glienti.

Affiancato dalle voci di Winona Ryder, Catherine O’Hara, Martin Short, Atticus Shaffer e Martin Landau, il regista racconta la storia del piccolo Victor Frankenstein e del suo cagnolino Sparky. Il protagonista è un bambino solitario, appassionato di scienza grazie alla quale tenta un’impresa (quasi) impossibile per amore – difficile da fondere con la scienza – di Sparky. Tutto inizia da un esperimento su una rana a cui Victor assiste nel corso di una lezione, da questo momento in poi entrano in gioco due elementi indispensabili nella regia di Tim Burton: diversità e morte. Ci si ama e ci si rispetta, il vivo si unisce al morto e il bianco sposa il nero con delle imponenti scenografie di stampo espressionista.

Il risultato? Una ricerca personale, romantica e sensibile caratterizzata da un tocco leggermente ironico e profondamente fantasioso. Questo è Tim Burton, l’enfant prodige hollywoodiano, colui che nell’era del 3D propone la stop motion in bianco e nero. Frankenweenie è uno dei film più personali del regista che si immedesima nel protagonista rivisitando con nostalgia la storia del cinema e della letteratura horror come solamente lui sa fare. Con dettagli ironici e spunti… Burtoniani. Tim Burton: nove lettere, due parole, un nome. Una leggenda, un marchio di fabbrica. Dal 17 gennaio nelle sale cinematografiche.

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