The Next Day: Il ritorno di David Bowie

Londra, 8 gennaio 1947. Sono trascorsi ben sessantasei anni dalla sua nascita e lo scorso 8 gennaio – due giorni fa – annuncia il suo ritorno con un nuovo album di inediti. Album? Ritorno? Ma chi?

Halloween Jack, Ziggy Stardust, The Thin White Duke, è sempre la stessa persona: David Bowie. Ha reinventato “nel tempo il suo stile e la sua immagine” lasciando tracce nell’elettronica e nel folk acustico, nel glam rock e nel krautrock, nel soul ma mai tante quante nel “puro” rock. È tornato a distanza di dieci anni, dopo quel Reality del 2003. E come spesso accade dopo lunghi silenzi, curiosità e stima aumentano lasciando il pubblico completamente ammaliato, ipnotizzato.

Un album attesissimo, The Next Day in uscita il prossimo 12 marzo quando il V&A Museum di Londra ospita David Bowie Is, una mostra che raccoglie “memorabilia, abiti di scena, testi, spartiti, fotografie e video per una celebrazione tout court di uno degli artisti cardine della musica contemporanea”. È stato definito riflessivo, profondo e intimista dopo l’uscita dell’inedito Where Are We Now?, chiave di lettura del nuovo album. Nessun Furyo di Merry Christmas Mr. Lawrence (Nagisa Oshima, 1983) o Andy Warhol di Basquiat (Julian Schnabel, 1996), ma un David Bowie proiettato su oggetti appartenenti alla vita quotidiana che lo rendono deformato, idilliaco, a dir poco geniale.

Fino a giungere agli ultimi fotogrammi del video Where Are We Now?, firmato dal maestro della videoproiezione Tony Oursler, che mostrano David Bowie nudo. Jeans e t-shirt ci sono ma l’effetto è “straniante e inedito”. Guardare per credere. Il video come l’inedito – come l’album si immagina – rappresenta una raccolta di elementi impotenti se considerati soli, ma una volta affiancati l’uno con l’altro prendono parte a una realtà toccante come la riflessione di Where Are We Now? sul tempo che passa. “Fingers are crossed, just in case”.

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