L’opzione Monti: verso la Terza Repubblica
Una giornata densa di avvenimenti quella di ieri: exploit per la politica interna, partendo da Pannella, passando per Berlusconi e arrivando, soprattutto, a Monti. Mentre il voto si avvia sempre più deciso alla data del 24 Febbraio 2013, diverse sono le reazioni dalle varie parti politiche, sintomatiche di un momento di concitazione generale che potrebbe preludere, se non ad una svolta, quantomeno ad un cambiamento.
Il Quirinale nella mattinata di ieri aveva infatti diramato un comunicato in palese risposta alle dichiarazione di Silvio Berlusconi, rilasciate nell’intervista a Porta a Porta di martedì, che ha dato una sferzata al clima smarrito delle ultime settimane: “le ipotesi di data per lo scioglimento delle camere all’esame del presidente della Repubblica, che ne ha la prerogativa esclusiva sentiti i presidenti delle due assemblee, non sono dettate da alcuna forzatura o frettolosità”, hanno tenuto infatti a puntualizzare dal Colle, “il presidente Napolitano ha ripetutamente auspicato che le elezionisi svolgessero alla scadenza naturale entro la prima metà di aprile; altrettanto noti sono i fatti politici che hanno vanificato questa possibilità. […] È egualmente interesse del Paese che ci si attenga a tale prassi e non si prolunghi eccessivamente la campagna elettorale affinché possa ristabilirsi al più presto la piena funzionalità delle assemblee parlamentari e del governo in una fase sempre critica e densa di incognite per l’Italia”.
La reazione del Pdl in merito alle dichiarazioni di Napolitano è arrivata per bocca di Fabrizio Cicchitto: “Non abbiamo nessuna volontà di allungare i tempi della campagna elettorale ma solo quello di creare le condizioni ottimali perché le elezioni si svolgano con assoluta regolarità. Per questo sulla base di una attenta valutazione politica e tecnica, confermiamo la nostra convinzione secondo la quale le date migliori possono essere quelle del 24 febbraio o del 3 marzo”. Il Popolo della Libertà fa sapere, comunque, che userà tutto il tempo a disposizione per approfondire l’esame del ddl sulla legge di stabilità; Bersani, dal canto suo, da Bruxelles si dichiara pronto a passare anche la notte alla Camera, pur di approvare la legge entro la prossima settimana, perché sarebbe “disdicevole” ritardare il voto “per esigenze non dell’ Italia, ma di forze politiche in ritardo”.
Intanto il frastuono sulla candidatura di Mario Monti, finora considerata solo un’ipotesi, si fa sempre più assordante e assume una forma più o meno riconoscibile: si vocifera che il ‘manifesto programmatico’ del Professore si stia definendo con i report dell’ultimo anno che i ministri della sua squadra gli stanno consegnando in questi giorni, e che la conferenza stampa di fine anno, slittata proprio per i tempi di lavoro sulla legge di stabilità, sarà il momento scelto per la divulgazione e la richiesta di adesione alle forze politiche presenti. Anche se da palazzo Chigi smentiscono una decisione ufficiale, dunque, la schiera centrista dei ‘montiani’ non demorde e continua ad imputare come quasi certa una sua partecipazione alla competizione elettorale. A suggello di questa convinzione arriva infatti la convocazione di ieri mattina per Montezemolo, Cesa, Casini e Riccardi, che potrebbe rappresentare l’idea – già avanzata dei giorni scorsi – di una federazione tra quattro liste, con Monti a capo: un prototipo, insomma, di Terza Repubblica.