“Dasvidania” mister Cerioni!

La settimana scorsa eravamo rimasti in bilico e con qualche speranza per l’ultimo allenatore del fioretto azzurro che sembrava stesse per rimanere in Italia. Stefano Cerioni, invece, non ha resistito all’offerta della Russia e ha ceduto

“Dopo otto anni ricchi di grandi successi sportivi ed enormi soddisfazioni umane, lascio il ruolo di commissario tecnico del fioretto azzurro per affrontare una nuova avventura professionale, in Russia. E’ stata una decisione difficile e sofferta, come tutte quelle che vanno ad incidere profondamente sulla vita delle persone”. Su questo non gli si può dare torto. Quando si sta per tanti anni, precisamente otto, alla guida del fioretto maschile e di tutta la squadra , non è facile abbandonare il campo. Indipendentemente dallo sport di cui si parla, essere allenatori è difficile allo stesso modo di quanto lo è essere allievi. Si crea un rapporto di fiducia e rispetto uno verso l’altro che, quando per motivi più grandi di noi, bisogna staccarsi, non sempre ci si rialza subito e al meglio. Stefano ha conquistato, con la squadra, tre medaglie d’Oro, due Argenti e un Bronzo alle Olimpiadi, sei titoli mondiali e diciannove titoli europei. Questi non sono riconoscimenti da poco, anzi.

Quello che di sicuro ora c’è è che, così facendo, Cerioni chiude il tris delle partenze all’estero e lascia i ragazzi del fioretto in balia di se stessi. La Federazione ha fatto del suo meglio, ma qualcuno canta “hai fatto il massimo e il massimo non è bastato”.
Il Presidente Giorgio Scarso racconta che loro hanno “anche proposto un accordo economico che avrebbe rappresentato per la nostra Federazione un notevole onere alla luce delle ristrettezze di bilancio e delle condizioni del Paese. Una proposta economica, comunicata anche al CONI, verso il quale esprimiamo gratitudine per la vicinanza dimostrataci”. A queste parole ecco che arriva subito la risposta, alterata, dell’ex c.t. Stefano che si è lamentato delle “accuse” che gli sono state rivolte, come se lui fosse il cattivo della situazione. Ribatte, poi, dicendo che la richiesta che lui ha fatto alla federazione italiana non è vicina all’offerta russa. Senza scendere nei particolari economici, non gli è stato dato, a suo avviso, il riconoscimento per i successi e, dopo quattro anni, si aspettava di più, come successo in precedenza con gli altri allenatori. “Me ne vado con dispiacere, senza mai aver avuto la sensazione che abbiano fatto di tutto per tenermi.” Insomma, non si chiude nel migliore dei modi la sua carriera nella squadra italiana.

Ora, però, non è più tempo di polemiche. Bisogna reagire e cercare subito di rimettere questi ragazzi, che hanno dimostrato di valere e che, a oggi, valgono sempre più, in mano a qualcuno, che non li abbandoni e che li faccia continuare sulla retta via. Qui si continua ad aspettare.

 

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