21 Dicembre, business da Armageddon: cosa accadrà veramente
Manca poco ormai, la presunta fine del mondo, prevista per il 21 Dicembre incombe, scoppia la psicosi da Apocalisse e sicomme “non si sa Maya” ecco rispolverati rifugi antiatomici, arche di Noè e “Armageddon supermarket”.
Ma che cosa accadrà realmente il 21 Dicembre? Un bel niente a quanto pare, scienziati, archeologi e geologi continuano a smantellare l’assurda profezia apocalittica divenuta leggenda a causa di un’interpretazione pittoresca riconducibile ad un professore di storia dell’arte, tale Michael D. Coe, che ha scatenato un vero proprio business da Armageddon.
La febbre della sopravvivenza pare aver colpito migliaia di Maya Believers in tutto il mondo, causando una vera e propria caccia al posto sicuro, secondo alcuni strampalati calcoli infatti, ci sono alcune zone del pianeta in cui potersi rifugiare e via, sciami di speranzosi che corrono nei luoghi “salva umanità” creando soltanto caos e scompiglio. Le autorità francesi hanno chiuso dal 19 al 23 dicembre l’accesso a Bugarach, il villaggio di 200 anime sui Pirenei che fa parte della rosa dei luoghi anti-profezia, più di sessantamila persone hanno preso d’assalto Sirince, il borgo in Turchia dove pare sia stata assunta in cielo la Madonna e non ultimo il monte Rtany in Serbia. Il caso più eclatante di ansia da apocalisse è sicuramente quello del cinese Lu Zhenghai, che credendosi un novello Noè, ha speso una vita e più di 160mila dollari per costruirsi la sua arca personale, l’Atlantis, convinto che la fine sarà proprio dovuta ad un alluvione che sommergerà l’intero pianeta. In Italia pare sia la Puglia il posto salva umanità, tutti vogliono affittare un trullo con la speranza che si tratti di una sorta di navicella spaziale che li porterà in salvo perché per uno strano caso, la pro loco di Cisternino ha giocato sulla presenza di un Ashram dove si medita ormai da 40 anni secondo gli insegnamenti del maestro Babaji e da qui affaroni d’oro per l’affitto dei trulli magici.
Ma cosa c’è di vero in tutto ciò? Cosa volevano dire i Maya segnando questa data che ha creato non solo tanto terrore ma è riuscita a sollevare un business senza precedenti, tra affitti di luoghi sicuri a kit di sopravvivenza acquistabili su internet? Ce lo spiega il professor Massimo Della Valle, direttore dell’Osservatorio di Capodimonte: “I Maya con questa presunta profezia non c’entrano nulla, qualcuno li ha tirati in ballo in cattiva fede per specularci o per manie di protagonismo. Quello che indica il calendario Maya è analogo ai nostri passaggi da un millennio a un altro, che non hanno mai portato nessuna catastrofe. Per comprendere come sono scanditi i cicli dei Maya bisogna partire dal loro calendario. Innanzitutto – spiega Della Valle – i Maya scandivano il tempo basandosi sul numero 20 e i suoi multipli (perché i Maya contavano considerando le dita di mani e piedi). Il loro mese quindi era di 20 giorni. Dopo il mese, vi era l’anno, chiamato Tun, che corrispondeva a 360 giorni del nostro calendario”. Dopo l’anno, anziché avere secoli o millenni, “i Maya avevano il K’Atun che corrispondeva a 20 Tun (equivalenti a 7.200 giorni). Dopo il K’Atun c’era il B’ak’Tun equivalente a 144.000 giorni”. Questo vuol dire che il 21 dicembre 2012 per i Maya finisce il tredicesimo B’ak’tun e inizia il quattordicesimo: “E’ semplicemente – conclude – la fine di un’era e l’inizio di un’altra, ma tali cambiamenti avevano anche significati positivi”. Il countdown ormai è partito in tutto il mondo, buon Apocalisse a tutti!