La rabbia manifesta nelle piazze d’Europa

Per la prima volta nella sua breve storia, il 14 novembre la Ces, confederazione dei sindacati europei, ha indetto una manifestazione in 23 dei 27 paesi della Comunità europea. E in quattro di questi, guarda caso quelli con i conti più traballanti – Grecia, Italia, Spagna e Portogallo – è stato indetto anche uno sciopero nazionale.

La dimensione continentale ha mostrato la reale portata della posta in gioco. Da un lato le forze del lavoro organizzato e gli studenti, dall’altro governi nazionali che, dietro le parole d’ordine ‘rigore’ e ‘è l’Europa che ce lo chiede’  giustificano misure sempre più impopolari come il progressivo smantellamento del welfare che non è ‘assistenza sociale’ ma un mondo di diritti, dalla scuola alla salute, dalla casa alle questioni della famiglia. E questo è il risultato delle politiche neoliberiste, inaugurate più di trenta anni fa da Margaret Thatcher e Ronald Reagan, che con l’idea di fondo che smantellare tutto ciò che è pubblico per affidarlo alle forze del mercato che, da solo, avrebbe raggiunto l’equilibrio portando sviluppo, innovazione e ricchezza per tutti si sono rivelate illusorie e demagogiche. Negli ultimi anni si è verificato un impressionante spostamento di ricchezza da salari e stipendi verso i profitti, si è ristretta la classe media, base di ogni democrazia matura, e tutto questo distruggendo posti di lavoro (solo in Italia se ne perdono mille al giorno). Senza contare che poi riesce sempre più difficile scorgere il lato positivo di questi sacrifici. Specie in Italia, abbiamo una disoccupazione giovanile che si avvia verso quota 40%, si perdono posti di lavoro, si riduce il potere di acquisto dei salari, si tagliano fondi in aree essenziali come la sanità e fondamentali come la cultura e tutto questo mentre il debito pubblico continua a crescere e non siamo affatto al riparo da ulteriori crisi dell’eurozona.

E’ su questo che i professori della Bocconi dovrebbero interrogarsi: da un lato dobbiamo ringraziarli perché è chiaro a tutti che questa stessa crisi gestita da Berlusconi avrebbe avuto esiti disastrosi ma se pensano veramente di ridare slancio ad un paese esausto continuando ad applicare vecchie ricette ideologiche, allora è meglio che passino la mano. Le politiche del rigore non solo sono ingiuste ma fallimentari. Questa giornata di mobilitazione europea va comunque vista in termini positivi.

Anche se in alcune città, come Roma e Madrid purtroppo non sono mancati scontri tra manifestanti e polizia. A parte l’episodio dei lacrimogeni di Roma, su cui l’inchiesta ministeriale dovrà fare chiarezza vista la gravità, ci aspettavamo di più e di meglio dalla ministra Cancellieri. Di fronte ad una manifestazione senza leader, quindi senza nessuno in grado di ‘tenere’ la piazza, non era difficile prevedere che tra studenti, vecchi e nuovi antagonisti e qualche provocatore qualcosa sarebbe andato storto ed in questo caso la polizia non si è mostrata all’altezza. Questa è la prima manifestazione di un inverno che sarà ’caldo’, la sacrosanta rabbia giovanile non potrà essere trattata come un problema di ordine pubblico.

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