Pdl, queste primarie non s’hanno da fare

“Ritengo questa decisione presa ai piani alti davvero umiliante per il sottoscritto che fa politica con tanta passione e mi spiace davvero che il centro destra si stai rivelando sempre più allo sbando deludendo in questo modo tanti elettori”, queste le parole di Matteo Rosso, consigliere regionale Pdl, giunte nella serata di ieri in quel di Genova, a commento degli ultimi avvenimenti.

E’ quasi ufficiale, infatti, che le primarie di centrodestra tanto pubblicizzate nelle ultime settimane salteranno, e miseramente: anche se si stanno dando molto da fare nel dire il contrario, sembra proprio che quando B. si pronuncia, è Verbo. L’unico motivo per il quale l’ex premier abbia lasciato sguazzare i propri ragazzi nell’idea di una leadership più o meno meritocratica, potrebbe essere quella dello studio meditato delle elezioni di centrosinistra: forse, avrà pensato alla fine, la debolezza dell’apparato messo su dai suoi non poteva competere.

Eppure, davvero, l’idea di queste primarie aveva esaltato tutti, in primis Angelino Alfano. Che però, a quanto pare, non aveva abbastanza voce in capitolo: ”Ho sentito il presidente Silvio Berlusconi” ha detto in una nota ieri “e abbiamo concordato di convocare, la prossima settimana,l’ufficio di presidenza per assumere le decisioni riguardo le primarie e l’assetto migliore da presentare nella prossima campagna elettorale”. Questa seconda persona plurale è, a dire il vero, poco credibile. Ma non è affatto l’unico a insistere su questa linea: “Sì, l’orientamento è questo – ha insistito Maria Stella Gelmini – c’è poco tempo e si cercherà di fare il rinnovamento del partito per altre vie, come ad esempio convention programmatiche, un consiglio nazionale e incontri sul territorio. Non staremo con le mani in mano”. Fa un po’ ridere, questa lezioncina imparata a memoria dell’ex ministro, che continua: .”L’opinione di Berlusconi conta, ma la decisione è maturata dopo la riflessione dei dirigenti. La riflessione è quella di procedere con strumenti diversi per il rilancio del partito. Berlusconi vuole andare oltre le primarie, noi siamo sempre all’avanguardia fin dal 1994 e non possiamo limitarci a copiare uno strumento del centrosinistra.” Il grande problema in realtà non sarebbe adottare un meccanismo elettorale a specchio rispetto a Renzi e Bersani – che sarebbe legittimo – ma avere la loro stessa credibilità di intenti: ecco che discorsi come “andare oltre le primarie”, e “il rinnovamento del partito per altre vie, allo stato dei fatti, sembrano soltanto fumo negli occhi, oltre che la chiara dimostrazione che mentre c’è un Pd che ha volontà di cambiare, il Pdl dimostra ancora una volta di non saper far altro che rimanere uguale a se stesso, senza coraggio.

A Giorgia Meloni, come ci si aspettava, la decisione non è andata molto giù. Del resto, già dalla disfatta del governo Berlusconi si era notata da parte sua una sostanziale presa di distanza dal Pdl: resiste, infatti, e ieri su Twitter scrive: “Si dice vogliano annullare le primarie, ma nessun organo del Pdl si è riunito. Chi vuole annullarle ci metta la faccia, io non mi ritiro“. Ma non è, fortunatamente, l’unica a lamentarsi:”La situazione è intollerabile e non capiamo come non si rendano conto che la candidatura di Berlusconi, oltre a essere un danno per il Pdl, per il centrodestra e per il Paese, serebbe un danno per Berlusconi stesso che per 20 anni ha subito attacchi di ogni genere e ha concluso il suo governo in modo inglorioso”, queste infatti le dure recriminazione di Mattia Kolletzek, dirigente nazionale di Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl. Un grande matassa di cui si fa fatica a distinguere il bandolo, con due sole certezze: che l’idea delle primarie è sempre più lontana, e che il Cavaliere sta mantenendo il silenzio stampa in merito. La quiete, prima della tempesta.

 

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