Libri: “La cattiva signora” o un fragile narciso?

La cattiva signora

Io sono mamma Gessy. Abito in un appartamento in una via amena di un quartiere residenziale. Al quarto piano.

Avrei desiderato salire un po’ più su e acchiapparmi l’attico…”, è la protagonista di “La cattiva signora”, scritto a quattro mani da Ombretta d’Ulisse e Alessandro Vuccino. Si chiama Jessica, ha un marito, il Dott. Stefano, che la chiama “la sua fancazzista” e un figlio di sette anni, Lorenzo. Ah e “quella scema della filippina”. Trascorre la sua vita nel quartiere dove sembra sicura di se stessa, ma si tradisce subito domandandosi “quanto la mia figura possa passare inosservata in quella che considero la vetrina della mia vita”.

Circondata da amiche – se così si possono definire – che hanno i suoi stessi interessi – dieta, shopping, uomini – Jessica, tra migliaia di caffè e centrifughe, accompagna Lorenzo a scuola, scrive la lista della spesa e va in palestra a bruciare le calorie dei caffè e delle centrifughe. Il Dott. Stefano – che appare solo a metà del racconto – detiene qualche corna. A partire dal papà di Martina, compagna di classe di Lorenzo, fino ad arrivare al tizio dalla cabriolet bianca, o almeno così piacerebbe a Jessica. Ed è proprio lui che diviene il perno della sua esistenza, la persona alla quale dedica attenzione, premura e tempo che pagina dopo pagina si trasformano in insoddisfazione, narcisismo, stalking. È stato definito uno stalking atipico, “sembra un mettersi al centro dell’attenzione più per chiedere aiuto che per perseguitare”. È il comportamento di una donna tanto bella e fragile quanto disturbata e superficiale. “Ecco se penso a lui non me ne frega niente di nessuno. Mi è entrato in testa, mi si è infilato nel sistema nervoso. Non posso prescindere dal correre alla finestra e guardare giù per vederlo”. E lui? Felicemente sposato e del tutto indifferente alla debolezza della protagonista la cui “carica libidica viene saziata sostituendo senso a senso, piacere a piacere”. Gli scrittori del romanzo scagliano un fulmine di speranza protetto dal calore di una casa poco amata ma pur sempre guscio di una famiglia. E il lettore? Ormai entrato nella psicologia di Jessica, la comprende e segue i suoi passi, la consola e la strattona aiutandola a svegliarsi da un sonno delicato, instabile, vulnerabile. “Avevi ragione la cattiva signora è molto malata…”.

29 ottobre 2012

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